Non sono mai stato un detrattore di Gomorra, non mi sono mai iscritto al partito dei pro o dei contro. L’ho sempre visto per quello che è: un prodotto cinematografico tratto da un romanzo.

Le prime due puntate però della seconda stagione mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. La serie come al solito è tecnicamente apprezzabile ma il messaggio che lascia stavolta è davvero inaccettabile anche se valido solo per la fiction.

Noi residenti della Terra dei Fuochi non possiamo far passare l’idea che Gomorra descriva una realtà che seppure può essere esistita non può essere la chiave di lettura. La ricostruzione della vicenda è parziale e paradossale: individuare nel contadino bisognoso di soldi il responsabile degli sversamenti illegali è un falso e vedere il camorrista Genny Savastano che fa anche la morale all’uomo con la moglie malata di tumore è davvero troppo.

Oltre al danno qui c’è il sapore della beffa con il boss Levante (a me sembra tanto un Mallardo) che addirittura ci definisce “gente strana che ora protesta” è, oltre che falso, irrispettoso per tutti quelli che in questa vicenda si sono purtroppo spesi. Gli unici non colpevoli sembrano proprio i camorristi con Genny che addirittura si fa carico poi di fare la bonifica a spese sue. Se nella finzione ci può essere questa svolta “buonista” del giovane Savastano nella realtà la camorra continua a fare affari con le ecomafie e i cittadini sono solo delle vittime innocenti.

Di Giovanni Francesco Russo Oranges

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