Due hanno lasciato il carcere a luglio, il terzo soltanto un paio di giorni fa. Ed è subito polemica. I tre minorenni (hanno tra i 14 e i 16 anni) che lo scorso aprile stuprarono una 12enne, di Gragnano, dopo averla attirata con l’inganno in un casolare alla periferia di Castellammare attenderanno in comunità la celebrazione del processo, fissato per novembre.

I giudici hanno ritenuto affievolite le esigenze cautelari alla luce del percorso effettuato con educatori e psicologi durante il periodo trascorso in cella e anche in considerazione dell’incidente probatorio nel corso del quale i ragazzi hanno ammesso i fatti e chiesto scusa alla vittima. Così è stata disposta la misura del collocamento in comunità per i tre indagati. Non è d’accordo il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, che chiede “pene esemplari per i responsabili ” e invita, insieme al conduttore radiofonico Gianni Simioli i cittadini a ” mobilitarsi “.

Le indagini, condotte dalla squadra mobile diretta da Luigi Rinella e coordinate dalla pm minorile Fabrizia Pavani, erano partite dopo la coraggiosa denuncia della vittima e dei suoi genitori, che dopo la terribile violenza subita dalla figlia hanno deciso di lasciare la Campania per trasferirsi al Nord.

Una scelta dettata dalla volontà di proteggere la ragazzina e aiutarla a dimenticare quell’incubo, che l’ha segnata per sempre. Le indagini hanno consentito di ricostruire una vicenda dai profili definiti “allarmanti” dalla Procura: i minori sono imparentati con elementi di spicco del clan D’Alessandro; il terzo, il più piccolo, era il fidanzatino della vittima ed è stato scarcerato solo venerdì, perché su di lui gravano anche le accuse di estorsione e diffusione di materiale pedopornografico.

La vittima si è ritrovata suo malgrado al centro di una “escalation criminale” fatta di abusi, ricatti e minacce e sfociata nello stupro consumatosi in un edificio abbandonato nella zona di Castellammare. La prima udienza del processo è fissata per il 27 novembre. Il processo si celebrerà con rito abbreviato. Intanto i difensori degli imputati hanno chiesto la ” messa alla prova”, l’istituto previsto dal codice minorile che prevede la sospensione del processo e l’estinzione del reato in caso di esito positivo del percorso di rieducazione.

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