corteo franco della corte piscinola

Il cielo è grigio ma alle 11 del mattino di Sabato Santo ancora non piove a Piscinola. Intanto un centinaio di persone marciano lungo Piazza Tafuri. Poi si fermano dinanzi alla metropolitana, proprio dove Francesco della Corte, originario di Marano, fu aggredito barbaramente da un gruppo di ragazzini lo scorso 3 marzo.

Si assiepano intorno ai cancelli, i manifestanti, ed esibiscono lo striscione più grande che hanno con sé, mentre stringono tra le mani una fresia bianca. “Siamo tutti Franco”, c’è scritto. Al corteo non manca nessuno: i familiari di Franco, i colleghi della Security Service, amici e conoscenti, che lo volevano bene come un fratello.

Ma il numero dei partecipanti delude le aspettative dei parenti del vigilantes. Il quartiere è pressoché assente. Non oltre un centinaio di persone hanno aderito al corteo, organizzato per dare solidarietà alla famiglia e dire basta alle vittime innocenti. “Dove sono gli altri? Dov’è Piscinola? – si chiede Anna, la sorella di Franco – Qui siamo in pochi, però me lo aspettavo. Hanno paura”, dice amareggiata ai microfoni.

Poi continua e sollecita le istituzioni a creare “pene più severe ai minori che commettono gravi reati”. Parole forti e austere, le sue, mentre ricorda il tragico episodio che ha colpito la sua famiglia. “I minori devono essere condannati come accade per gli adulti. Non bisogna avere pietà, la stessa che loro non hanno avuto con mio fratello”, conclude la sorella della guardia giurata.

A mezzogiorno i cancelli della metropolitana sono già aperti. Ad attenderli c’è una targa in metallo esposta al pubblico in onore di “una vittima innocente del lavoro”. Francesco Della Corte fu aggredito alla testa con un bastone da tre adolescenti mentre lavorava. In seguito alla indagini, gli aguzzini di Franco sono stati identificati; ma per il vigilantes non c’è stato nulla da fare. Soltanto due settimane dopo nell’ospedale Cardarelli,  Franco ha perso la vita. A Piscinola, la dipartita dell’uomo, ha sconvolto tutti. Da uno, saranno in due a compiere il giro di perlustrazione. Ma il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro persiste e continua a mietere nuove vittime.

Di Silvia D’Angelo

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