Da giorni non si parla d’altro che delle dichiarazioni di Giuliano Pirozzi, rese in aula qualche giorno fa. Parole pesanti contro politici, dirigenti comunali e professionisti della città. Fatti che vanno ovviamente verificati. La Procura ritiene veritiere le sue parole, gli avvocati stanno invece tentando di smontare le sue tesi. Oltre che a  parlare dei suoi rapporti con il palazzo comunale e con gli esponenti del clan, Pirozzi ha messo in luce un altro particolare, ovvero le relazioni e i contrasti esistenti all’interno della cosca. Relazioni che si misuravano anche in base alle ordinanze della Procura stessa: “Le ordinanze sono la bibbia” ha detto più volte Pirozzi.

 

Alle domande del Pm Ribera ha specificato: “Tutti le volevano perché tramite le ordinanze i capi clan, scoprivano tutti i beni che l’altro possedeva. Allora le si studiava attentamente per capire chi avesse cosa, quanti soldi e quali beni”. Insomma se da un lato i documenti e le indagini della Procura erano utili alle forze dell’ordine e ai magistrati stessi per incastrare boss e gregari, tutte quelle pagine venivano usate dal clan per capire chi avesse qualcosa da nascondere o meno. Un controllo reciproco soprattutto tra i due gruppi contrapposti quelli cosiddetti del “Selcione” e quelli di “San Nicola”. Due fazioni, si potrebbe dire, ma che usavano sempre e comunque una cassa comune per tutti gli affari. Il fiume in piena Pirozzi ne ha per tutti ma Feliciano vuole dire la sua. Dal carcere di massima sicurezza all’Aquila ha chiesto ben due volte di parlare. Cosa borra dire il boss? Quali dichiarazioni spontanee vorrà rilasciare?

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