Un uomo entra in un bar, acquista bottiglie di liquore per 6.000 euro e inizia a smanettare con alcune carte di credito. In realtà, quelle bottiglie non usciranno mai dal negozio: si tratta di acquisti simulati, operazioni sul POS utili a trasformare denaro illecito in denaro apparentemente pulito. Il tutto senza sapere di essere intercettato e ripreso dai carabinieri. Così gli uomini del clan Licciardi ripulivano il denaro sporco.
Il sistema degli acquisti fittizi per ripulire denaro
Secondo la ricostruzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, il metodo prevedeva strisciate di carte e transazioni fasulle per riciclare somme legate alle attività della camorra. I soldi sporchi finivano così nel circuito dell’economia legale tramite esercizi commerciali compiacenti.
L’indagine: oltre venti arresti legati al clan Licciardi
L’inchiesta, coordinata dai pm Carrano, Sepe, Loreto e dall’aggiunto Sergio Amato, ha portato a oltre 20 arresti a carico di presunti esponenti del clan Licciardi, gruppo di spicco dell’Alleanza di Secondigliano. Un’indagine complessa che ha svelato una rete di riciclaggio estesa e radicata.
Interrogatori di garanzia e nuovi accertamenti
Nella giornata di oggi, mercoledì 3 dicembre sono iniziati gli interrogatori di garanzia. Gli inquirenti puntano ora ad accertare eventuali legami tra la camorra e pezzi dell’imprenditoria cittadina. Nel decreto il gip parla esplicitamente di un sistema che permetteva di “ripulire denaro attraverso le strisciate delle carte di credito e le transazioni simulate”.






