campi flegrei cosa succede

Partiamo da una certezza: al momento non ci sono i segni di un’eruzione. I fenomeni sismici che in questi giorni stanno mettendo in agitazione la popolazione dell’area flegrea sono riconducibili esclusivamente al fenomeno del bradisismo, già sperimentato nel biennio 1982-84. A dirlo sono gli esperti, tra cui Tiziana Vanorio, professoressa della Stanford University, che ha rilasciato un’intervista al giornale “Segno dei tempi”.

Campi Flegrei, perché le scosse fanno paura ma non fanno danni

Diciamo “che attualmente non c’è evidenza di risalita di magma da zone molto profonde verso la superficie“, ha specificato la Vanorio. Le scosse di questi giorni non sono associate dunque a fenomeni che preludano a un’eruzione. L’attività tellurica è legata al sollevamento e abbassamento del suolo, caratteristica tipica dei Campi Flegrei.

“Per quanto riguarda la causa del sollevamento – ha continuato la Vanorio -, c’è chi ha formulato la presenza di una camera magmatica superficiale immediatamente vicino alla zona degli ipocentri e chi, invece, ha formulato la presenza di un serbatoio geotermico, cioè una roccia satura di gas, sia vapore che CO 2“.

La crisi attuale, responsabile anche delle scosse più forti, come quelle di magnitudo superiore a 4.0, è iniziata dodici anni fa, nel 2011. La velocità di innalzamento del suolo, spiegano gli esperti, è aumentata. “Il sollevamento è causato da una forza verso l’alto – ha aggiunto la Vanorio -. Come ogni materiale, le rocce si deformano sotto questo sforzo e ad un certo punto arrivano al punto di rottura. La rottura è la sismicità che si avverte”.

La spinta verso l’alto che “gonfia” le rocce sono fluidi gassosi, che esercitano una pressione sullo strato roccioso che ricopre come una cupola l’area dei Campi Flegrei. Sottoposte a questo “stress”, le rocce si deformano e liberano energia sotto forma di scosse di terremoto. “Bisogna pensare alle rocce serbatoio come a delle spugne molto resistenti – ha spiegato la professoressa della Stanford University -, sono porose e capaci di riempirsi di fluidi. [..] Essi esercitano una pressione, facendo sì che i pori di una roccia si comportino come se fossero tanti palloncini gonfiabili, deformando la roccia stessa“.

Cosa dice Mauro Di Vito dell’Osservatorio Vesuviano

A tranquillizzare la popolazione anche un altro esperto, Mauro Di Vito, dell’Osservatorio Vesuviano: “Ci aspettiamo anche altri eventi, ma al di là di qualche calcinaccio caduto, allo stato non sembra ci siano danni importanti alle strutture”. Al Corriere della Sera ha poi puntualizzato che “l’attività sismica prosegue e proseguirà. Su questo nessun dubbio. Il sollevamento del suolo continuerà. La difese da adottare consistono nei comportamenti corretti da tenere. Bisogna gestire la paura e fare tutte le verifiche del caso agli edifici”.

“Non ci saranno terremoti devastanti”

Giuseppe De Natale, dirigente di Ricerca INGV, ha infine spiegato in un’intervista rilasciata a Panorama che non ci potranno essere scosse molto distrittuve. Il massimo della magnitudo attesa, rispetto al fenomeno bradisismico, è di 4.5 o 5.0. “Quest’area, non può produrre terremoti devastanti, perché non ci sono grandi faglie tettoniche – ha dichirato De Natale – . Però, anche terremoti di magnitudo da 4 a 5 possono causare gravi danni, o anche far completamente collassare edifici motto prossimi che non siano in perfetto stato. Sono necessarie verifiche a tappeto della vulnerabilità degli edifici, specialmente nell’area di Agnano-Solfatara dove si generano i terremoti più forti”.

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