Scritta tra il 1600 e il 1602, tradotta e rappresentata in più lingue e paesi al mondo, l’Amleto è l’opera forse più famosa di Shakespeare. Dopo secoli, il suo “Essere o non essere” non ha smesso di interrogarci e di affascinarci. Domenica 5 marzo, al Teatro Edoardo De Filippo di Arzano, ne è andata in scena una versione che – frammentando e ricomponendo la struttura originaria del testo – è riuscita nell’impresa di stupire il pubblico con il più classico dei classici.

Proprio il movimento tra personaggi e interpreti, l’assenza di una corrispondenza biunivoca tra il loro sesso e la vicinanza con il pubblico traslocato dalla platea allo stesso palco, hanno il pregio di mettere le capacità attoriali dei protagonisti ma anche il vorticoso intrigo sui cui si fonda la tragedia. Che – nell’adattamento di Giovanni Meola – ha un titolo specifico:“Amleto (o il Gioco del Suo Teatro)

Lo spettacolo rientra nella rassegna “Tracce dinamiche” che vede la direzione artistica di Ettore Nigro e che – sempre al teatro De Filippo – proporrà altri due spettacoli ispirati al grande drammaturga inglese: “La bisbetica domata” il 21 aprile e “Tutto Shakespeare minuto per minuto” il 7 maggio.

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