Riciclaggio, concorrenza sleale. Metodi beceri e violenti per intimidire chiunque si mettesse sulla loro strada. La cosca non aveva mezze misure. Intanto così uno degli imprenditori coinvolti, Gaetano Esposito, aveva reinvestito i soldi del clan: 500 mila euro li aveva investiti in modo da far fruttare interessi dell’8,5%, cioè 4500 euro al mese; con altri 700 mila ricavava 80 mila euro l’anno; 500 mila li aveva investiti in modo da produrre interessi di tipo bancario; 200 mila euro più altri 25 mila li aveva impiegati a nome di Ciccio e Anna senza farne figurare la titolarità; ed infine l’ultima somma li impiega acquistando dei brillanti.

Importanti e pesanti le minacce perpetrate nei confronti di alcune ditte che distribuivano il pane. Questi alcuni stralci di conversazioni: “Solo chiacchiere, io vengo qua e bungt bangt”, “mi devi far distruggere a quello sopra i lidi”; “Quello sta lavorando tu lo fermi…poi gli dici “tu qua non devi scaricare..scarico io”, ma chi sei fammi sentire?” “domani non dobbiamo parlare proprio, si deve sfondare e basta”.

Lucente, genero di Ciccio, poi organizzò un summit con un suo concorrente, che nel frattempo aveva preso a bastonate un suo compagno criminale. L’affiliato nell’incontro decise di dividersi il territorio in base alla influenza e al potere sul territorio.

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