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Punizioni esemplari ai tempi del coronavirus. Nel carcere di Izalco, nel El Salvador, in Sudamerica, centinaia di detenuti sono stati fatti ammassare uno contro l’altro, senza distanza di sicurezza, a rischio contagio.

El Salvador, punizione da coronavirus: centinaia di detenuti ammassati l’uno sull’altro

A impartire una stretta nelle carceri il presidente Nayib Bukele dopo la strage di venerdì sera dopo che un gruppo di criminali locali ha ucciso 22 persone. Nelle prigioni nazionali sono rinchiusi alcuni membri della banda più feroce del Paese. El Salvador ha avuto un incremento di violenze proprio da quando Bukele è entrato in carica a giugno.

La punizione esemplare negli istituti di pena trova il consenso della maggioranza del Paese. Secondo i numeri ufficiali avrebbe ridotto drasticamente la criminalità. Il governo ha denunciato 65 omicidi a marzo, una media annua di 2,1 al giorno in un paese che ha visto anche più di 20 uccisioni al giorno. Lo scorso fine settimana, tuttavia, ci sono stati 60 omicidi, un’impennata di violenza che sarebbe stata orchestrata dai membri delle bande in carcere.
Il governo di Bukele ha reagito divulgando video e foto di centinaia di detenuti appartenenti a una gang, praticamente nudi e accatastati. Ha anche twittato un video che mostra i detenuti che fanno cenni con gli asciugamani da dietro le sbarre sostenendo che è così che i detenuti comunicavano con il mondo esterno impartendo gli ordini per gli omicidi. Martedì, le autorità penitenziarie hanno chiuso le celle per impedire ogni comunicazione ai prigionieri.

Nonostante il lockdown e dopo aver mandato in isolamento gli assassini, i detenuti sono rimasti così, l’uno addosso all’altro per ore. Ogni attività del carcere è sospesa. Vietato ogni contatto con l’esterno fino a nuovo ordine.

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