bonus 600 euro lavoratori a nero

Un bonus anche per i lavoratori a nero in affanno durante l’emergenza coronavirus. Si pensa a un assegno da 600 euro da erogare a favore di quell’esercito di persone che con l’emergenza del coronavirus non sa più come sbarcare il lunario. Manca solo l’intesa definitiva all’interno dei partiti di maggioranza.

Coronavirus, bonus per i lavoratori a nero da 600 euro

A sponsorizzare la proposta è il Partito Democratico. L’idea è di estendere la misura prevista dall’art. 44 del decreto “Cura Italia” che eroga un assegno di 600 euro ai professionisti anche alle altre categorie rimaste escluse. Restano però da definire i criteri da attuare. C’è chi pensa di offrire la misura a chiunque abbia avuto una qualche forma di reddito fino all’anno scorso e poi lo abbia perso. Un sussidio, una cassa integrazione o un vero e proprio stipendio. In questo modo però si escluderebbero tutte quelle persone che hanno sempre lavorato a nero e non solo quelle che si sono ritrovate a farlo dopo.

La seconda ipotesi al vaglio del Governo, invece, è allargare ulteriormente le maglie e fare a meno di altri requisiti patrimoniali come quello delle seconde case. Attraverso questa misura si pensa di erogare l’assegno a una platea potenziale di almeno 3 milioni di persone.

Di quanto sarebbe l’assegno: ipotesi reddito di cittadinanza

Sotto esame anche l’importo del bonus. Il Movimento Cinque Stelle pensa di equiparare l’assegno al reddito di cittadinanza. Dunque 500 euro più 280 euro per chi vive in affitto. Invece il Tesoro vorrebbe abbassare la misura a 600 euro equiparandola a quella già riconosciuta a favore di professionisti (partite IVA) e artigiani.

Il nodo da sciogliere è il come. L’idea è di affidare l’erogazione a un ente già responsabile per l’assegnazione del reddito di cittadinanza: l’INPS. Sarebbero però semplificate di molto le pratiche. Sarebbe sufficiente l’invio di una semplice autocertificazione in cui il beneficiario dichiari che non dispone di altri mezzi di sussistenza.

I controlli su eventuali truffe o sull’assenza dei requisiti necessari all’ottenimento del sussidio sarebbero rimandati al dopo l’emergenza. L’ente previdenziale potrebbe fare solo una verifica preventiva nella sua banca dati e verificare se il soggetto richiedente dispone già di altri sussidi.

Come avverrebbe il pagamento

L’erogazione dell’assegno una tantum avverrebbe tramite la carta del reddito di cittadinanza per chi la dispone, anche per limitare gli acquisti ai beni alimentari e di prima necessità. Per chi non ha la tessera, l’INPS dovrebbe provvedere a distribuirla, col rischio però di prolungare ulteriormente i tempi della burocrazia necessari alla concessione del bonus per i lavoratori a nero.

L’altra ipotesi, infine, è di accreditare i soldi direttamente sui conti dei beneficiari, ma il problema è che probabilmente in molti non dispongono di un conto corrente. Il reddito di emergenza, inoltre, non sarà una misura strutturale. Durerà soltanto per il tempo della crisi legata al coronavirus (l’ipotesi è di erogarlo per due mensilità).

La Cassa integrazione

Oggetto di discussione all’interno della maggioranza è proprio la tempistica nell’erogazione dei sussidi. In una situazione come l’emergenza coronavirus che rischia di essere esplosiva soprattutto tra le fasce più deboli e i lavoratori a nero, l’obiettivo è far arrivare i soldi nelle case delle famiglie e dei singoli quanto prima possibile.

Per la cassa integrazione, il Presidente Giuseppe Conte, anche nel discorso tenuto ieri, ha assicurato che l’importo verrà erogato agli aventi diritto entro il 15 aprile. Anche le pensioni dovrebbero essere regolarmente pagate.

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