5g e coronavirus

In queste settimane di emergenza da Coronavirus, sono numerose le le teorie cospirazioniste su quanto sta accadendo. Una di queste riguarda il 5g e il Coronavirus. Teoria che circola già da un po’ ma che in queste ore è stata rilanciata a seguito di un post su Twitter del consigliere economico del premier Giuseppe Conte, Gunter Pauli.

Pauli ha scritto: “La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza innanzitutto osserva le correlazioni: fenomeni che sono apparentemente associati. Applichiamo la logica della scienza. Qual è stata la prima città al mondo coperta dal 5G? Wuhan. E la prima regione europea raggiunta dal 5G? Il Nord Italia“. A replicare ci ha pensato Roberto Burioni. “Non è possibile che una persona che diffonde irresponsabilmente bugie pericolose e senza alcuna base scientifica sia un consulente del governo” ha detto il virologo.

Le tesi complottiste contro la tecnologia 5G e la diffusione del Covid-19 nel mondo ne sono diverse. Una delle più condivise è quella che vorrebbe il coronavirus effetto di un avvelenamento da radiazioni causato dalle reti di nuova generazione. A “sostegno” di queste teorie ci sono anche diversi gruppi e fanpage che in Italia condividono anche teorie cospirazioniste contro il 5G di produzione cinese.

5G e Coronavirus: le tesi cospirazioniste

A sostegno della tesi che il coronavirus sia in qualche modo causato dalle reti 5G ci sono due argomentazioni: la prima è che Wuhan sarebbe la prima città ad aver introdotto questa tecnologia. Tesi a cui farebbe riferimento anche Gunter Pauli. Questo è anche vero, ma Wuhan è stata una delle 16 città pilota per l’implementazione di questa tecnologia. E la correlazione tra Wuhan, epicentro della pandemia, e il 5G non stabilisce in alcun modo un rapporto di causa effetto tra le due cose.

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La seconda sostiene che il 5G sia responsabile del crollo del sistema immunitario umano. A supporto di questo argomento si portano studi indipendenti, mai pero approvati o confermati dalla comunità scientifica.

Le teorie del complotto trovano terreno fertile sui social. Ma nessuna di queste si basa su prove, piuttosto collegano eventi apparentemente slegati tra di loro senza portare evidenze scientifiche a sostegno delle loro tesi. La loro forza è proprio in questo: il loro non basarsi sui fatti le rende sostanzialmente immuni alle smentite dei fatti.

L’accordo “Via della seta”

Il 5G sicuramente è una tecnologia che preoccupa e che ha creato una discussione aspra anche in Italia prima della firma dell’accordo con la Cina “Via della Seta”. Nella sua relazione annuale il Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della Repubblica) ha scritto che “l’avvento del 5G ha fatto da a sfondo uno scenario caratterizzato dal predominio tecnologico di alcuni attori e dalle preoccupazioni di altri rispetto al rischio di abuso delle nuove infrastrutture per finalità ostili”. La conferma che i servizi hanno ben alta la soglia d’attenzione sull’argomento.

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