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Clan Polverino, la Corte d’Appello revoca la custodia cautelare per cinque imputati

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Una nuova svolta giudiziaria nel maxi-processo al clan Polverino. La quinta sezione penale della Corte di Appello di Napoli ha revocato la misura della custodia cautelare in carcere per cinque imputati storici del sodalizio criminale: Felice Moraca, Diego Giarra, Alessandro De Luca, Vincenzo Polverino e Claudio Visconti.

Clan Polverino, la Corte d’Appello revoca la custodia cautelare per cinque imputati

La decisione arriva in seguito all’annullamento con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione lo scorso ottobre e all’istanza presentata dai loro difensori: gli avvocati Leopoldo Perone, Luigi Poziello, Dario Carmine Procentese, Alfonso Vozza e Sabrizio Savella.

I cinque erano stati condannati, a vario titolo, per associazione mafiosa ex art. 416 bis del codice penale, prima dal giudice del Tribunale di Napoli Linda Comella e poi dalla Corte d’Appello, prima sezione. Tuttavia, la Suprema Corte ha rilevato vizi nella sentenza d’appello, imponendo un nuovo giudizio da parte dei giudici partenopei.

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Le scarcerazioni odierne si inseriscono in un lungo e articolato percorso giudiziario iniziato nel 2011, quando la Procura di Napoli e il Comando Provinciale dei Carabinieri avviarono un’imponente operazione antimafia contro il clan Polverino, con l’emissione di 57 misure cautelari il 2 maggio e, due anni dopo, l’arresto di altri 69 affiliati.

Molti dei procedimenti si sono già conclusi con condanne definitive per capi e gregari, tra cui ergastoli inflitti a Giuseppe Polverino (classe 1958), boss indiscusso del clan, e ai vertici storici Giuseppe Simioli, Salvatore Cammarota, Claudio De Biase, Salvatore Liccardi e Salvatore Simioli.

Il nuovo giudizio d’appello riguarderà in particolare la cosiddetta “frangia” rimasta fedele a Giuseppe Polverino, protagonista di una lunga contrapposizione armata con il gruppo rivale degli Orlando per il controllo del territorio maranese. Tra gli indagati in posizione apicale anche Vincenzo Polverino, indicato come reggente dell’organizzazione, e Michele Marchesano, gestore del patrimonio immobiliare del clan e cognato dello storico boss.

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