Emergono particolari nuovi e agghiaccianti dal racconto che Anna (nome di fantasia), la 17enne stuprata dal branco a Posillipo, ha fatto davanti ad una psicologa e ad un magistrato, dopo aver denunciato i suoi aguzzini ai Carabinieri.

La vittima avrebbe riconosciuto tre ragazzi, di Capodichino e Forcella, accusati ora di violenza sessuale di gruppo. Ma al di là dei particolari, fa restare sgomenti e basiti il crescendo di violenze che emerge dal racconto della vittima. Dalla macchina del fango e della disinformazione social – con il tentativo di far passare la ragazza per ciò che non è, cercando addirittura di farla sentire in colpa per la violenza subita – alle vere e poco velate minacce: “Zitta o ti bruciamo la casa” le avrebbero intimato via etere.

L’utilizzo della gogna mediatica per cercare di intimidire un potenziale teste. Ed è proprio per questo motivo che la ragazzina ha deciso di andare avanti, di denunciare il tutto, di fare i nomi ed indicare i profili Facebook dei suoi carnefici. Ora si attende l’esito della comparazione dei corredi genetici e il momento del riconoscimento diretto e assistito al cospetto di un giudice.

Brutta la ricostruzione per uno dei giovani aguzzini della povera 17enne. I primi due avrebbero consumato la prima parte delle violenze nella zona delle finestrelle di Marechiaro, utilizzate dai ragazzi per tuffarsi nelle acque di Posillipo. Poi un terzo, spalleggiato sempre dai complici, avrebbe consumato la violenza, fingendo inizialmente di volerla aiutare e poi costringendola ad avere un rapporto completo con lui.

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