La cugina di Giada De Filippo, la ragazza che il giorno della sua finta laurea ha deciso di togliersi la vita, le ha dedicato un lungo e commuovente post che la racconta meglio di ogni altro scritto diffuso su di lei.

«Ci capivamo con uno sguardo e ci assecondavamo in tutto. Giravamo in macchina come matte di notte, facendo ogni volta 3 giri alla rotonda perché ti divertivi e quando sentivi una canzone che ti caricava e ti dava energia iniziavi a cantare e io mi arrabbiavo perché sceglievi sempre canzoni in inglese. Dicevi di essere la mia mamma chioccia e che combinavo solo casini e tu dovevi ripararli. Prevedevi le mie scelte e sapevi anche dirmi a cosa mi avrebbero portato e mi lasciavi comunque libera di agire come meglio credevo, tanto poi sapevi che saresti dovuta intervenire tu a riparare i danni». Ricorda le loro telefonate in piena notte: «Ti va di farci un giro, giusto per prendere un pò d’aria? Ma è 1:30 è tardi Non fa niente, passo io tra 10 minuti.

Eri una ragazza semplice e genuina, preferivi che ti regalassero un gambetto di prosciutto piuttosto che borse o vestiti. Eri felice quando mangiavi e ti piaceva la natura, fare lunghe passeggiate, grigliate e scampagnate. Amavamo la carne alla brace e le pizze nel forno a legna».

Ma è difficile tenere a bada lo sconforto per un’intera lettera, e infatti Luana non ce la fa. «Non credo che riuscirò mai ad abituarmi all’idea di non sentire più il mio nome associato al tuo. Luana e Giada. Sempre insieme. Due sorelle. Due amiche. Due cugine. Unite in un’unica fusione “LuaDa” quella che tanto raccontavi perché da piccoline guardavamo Dragon Ball e volevamo trovare anche noi un modo per unirci e sentirci più legate. Mi chiamavi “lulù dagli occhi non blu” ed io ti rispondevo: “Grazie eh per ricordarmi sempre di non avere gli occhi blu”. E tu ridevi».

E adesso anche Luana sembra ridere, o almeno sorridere, mentre scrive alla cugina. «Sul telefono avevi il mio numero salvato con scritto “Pollon” e mi cantavi la canzone “Pollon, Pollon combina guai”. Perché io ero davvero un gran casino e tu eri la mia mamma chioccia. Ora dovrai essere il mio Angelo perché io mica ho smesso di fare casini, sai?! Il nostro non sarà mai un addio ed Io e TE, lo sappiamo bene».

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