Attraverso un’azienda che si occupava di smaltire i rifiuti, intestata a un “prestanome” ma di fatto gestita da una famiglia legata alla camorra del clan dei Casalesi, venivano riciclati grandi quantità di denaro sporco. A scoprirlo la Guardia di Finanza di Caserta, insieme agenti del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, che questa mattina, 2 febbraio, hanno eseguito 8 misure cautelari. 

Caserta, “lavavano” i soldi dei Casalesi grazie a società di smaltimento rifiuti: 8 arresti

Due indagati sono finiti carcere, mentre gli altri sei sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Dovranno rispondere di riciclaggio di denaro, frode fiscale e intestazione fittizia di beni.

Il provvedimento è scaturito da un’indagine che ha permesso di raccogliere gravi indizi contro un gruppo di imprenditori della provincia di Caserta, accusati di aver commesso sistematicamente reati tributari.

Attraverso una società di gestione e smaltimento di rifiuti fittiziamente registra a nome di un “prestanome” ma, di fatto, riconducibile ad una famiglia legata ai Casalesi, enormi quantità di denaro venivano riciclate attraverso una rete di persone e di aziende. 

La società, che in passato era già stata oggetto di provvedimenti antimafia a causa del coinvolgimento di un socio del clan, avrebbe continuato a operare sotto una nuova gestione, sempre nell’interesse della cosca criminale. Questo passaggio, dalla vecchia alla nuova gestione, ha permesso ai Casalesi di continuare a operare in uno dei suoi storici settori imprenditoriali.

Conti all’estero

Durante le indagini, è emerso che l’azienda di smaltimento rifiuti avrebbe utilizzato fatture false per operazioni inesistenti. Questo stratagemma ha permesso di generare costi fittizi e di nascondere gli utili attraverso un complesso sistema di riciclaggio, che includeva movimenti di denaro sospetti, anche verso conti all’estero in diversi paesi europei (Bulgaria, Regno Unito, Polonia, Germania, Belgio, Lituani). Tracciata e recuperata una parte dei capitali, ritenuti di origine illecita, attraverso movimenti di denaro contante.

Il sequestro

Inoltre, il GIP ha ordinato il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e finanziari per un valore superiore agli 11 milioni di euro, inclusa la totalità delle quote di partecipazione al capitale sociale e dei complessi aziendali di sei società coinvolte nell’indagine.

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