Dovrà ancora attendere la famiglia Russo prima di riavere la salma di Antonio, il sanfeliciano che morì carbonizzato a causa di un terribile incidente lungo la superstradale Viterbo-Orte.

Gli ultimi aggiornamenti risalivano a qualche giorno fa: erano stato ritrovato nel tir che guidava quella tragico giorno, uno smartphone, che aveva permesso agli agenti della polizia di risalire alla sua identità. Ma non è bastato.

Per capire se quel corpo appartenga ad Antonio, la sorella ed il padre della vittima sono partiti martedì scorso per Viterbo per sottoporsi agli esami del Dna, che compareranno il loro codice genetico con quello di Antonio. Un ultimo sforzo che non è stato ripagato.

A quanto pare il perito Emanuele Giardina, nominato dal pubblico ministero Stefano D’Arma che segue il caso, si è preso 45 giorni per trarre le sue conclusioni. La salma, quindi, rimarrà all’istituto di medicina legale laziale ancora per molto tempo, fino a metà settembre. Un caso che sembra non volersi chiudere e che lascia, ancora una volta, un vuoto incolmabile nella famiglia del camionista.

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