E’ ancora sotto choc la comunità di Dragoni, paesino del Matese, in provincia di Caserta, per il brutale omicidio di Maria Tino, la 49enne uccisa con tre colpi di pistola al torace dal compagno, Massimo Bianchi.

A lasciare sgomenti sono anche le circostanze in cui si è consumato il brutale delitto. Secondo una prima ricostruzione, il killer era dal barbiere. Avrebbe fermato forbici e pettine. “Devo allontanarmi per pochi minuti”, avrebbe detto.

A quel punto avrebbe preso appuntamento con la vittima in una piazzetta isolata, in zona San Giorgio; poi è salito in auto. Quando Maria l’ha visto spuntare, è sceso dalla vettura e ha estratto la pistola (una calibro 7, 65 regolarmente detenuta). “No!”, avrebbe gridato la 49enne prima di essere uccisa. Massimo Bianchi ha avuto un piccolo, brevissimo attimo di esitazione prima di esplodere tre colpi al torace.

La donna si è accasciata al suolo, in una pozza di sangue. A quel punto l’atroce gesto: Massimo Bianchi si sarebbe messo di fianco al corpo esanime, a vegliarlo, allontanando chiunque provasse ad avvicinarsi. E avrebbe fatto così fino all’arrivo dei Carabinieri della Compagnia di Piedimonte Matese, che lo hanno tratto in arresto.

Un destino atroce, quello di Maria Tino, che l’anno scorso era stata accoltellata dall’ex marito, poi finito in carcere. Da diversi mesi frequentava questo nuovo compagno, più grande di lei di 11 anni. Ma li si vedeva spesso litigare in strada, i rapporti stavano deteriorandosi. L’ultimo litigio proprio la notte prima del delitto. “Avevano fatto pace”, spiegano alcuni testimoni. Una pace che, però, presagiva soltanto un brutale epilogo.

 

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