Hanno dovuto ripercorrere i tragici momenti di quel 5 luglio, quando Salvatore Giordano, il loro compagno di classe, fu colpito da un cornicione staccatosi dalla galleria Umberto di via Toledo a Napoli. Un incidente che è costato la vita a Salvatore e che ha segnato indelebilmente quelle dei suoi familiari e degli amici più cari. I racconti di quattro ragazzini, tutti poco più che 13enni, sono stati registrati ieri nei locali della tenenza dei carabinieri di via Lazio e in presenza di un assistente sociale.

Altri cinque amici di Salvatore, che quel maledetto sabato erano nel gruppo che decise di recarsi a Napoli e che videro il loro amico riverso in una pozza di sangue, saranno invece ascoltati nei prossimi giorni. Le loro testimonianze saranno acquisite dagli inquirenti che stanno tentando di far luce sulle responsabilità del crollo. La Procura della Repubblica di Napoli ha già emesso 45 avvisi di garanzia, tutte a carico di funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Napoli, amministratori di condominio e proprietari degli immobili della galleria Umberto. Già depositate anche le perizie tecniche di parte e quelle disposte dalla Procura di Napoli. Crollo colposo e omicidio colposo, questi i reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio e dai pm Stefania Di Dona e Lucio Giugliano.

A tre mesi dall’assurda morte di Salvatore, in città è ancora vivo il suo ricordo. In questo lasso di tempo non sono mancate le occasioni, anche pubbliche, per ricordare la bontà e il carattere mite e generoso di questo ragazzo che, soltanto due giorni prima di morire, aveva scritto una lettera ai propri genitori, papà Umberto e mamma Margherita. Una lettera particolarmente toccante: “Mamma e papà, siete tutto quel che ho. E se cammino a testa alta è anche e soprattutto per merito vostro. Vi voglio troppo bene, ricordatevelo sempre”.

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