I misteri sulla scomparsa di Antonio Ruggiero e l’appello della famiglia. A distanza di oltre cinque mesi, i familiari dell’uomo scomparso lo scorso 13 marzo e ritenuto dagli investigatori legato al boss Mario Riccio e a capo di una cellula criminale ramificatasi tra Marano, Mugnano e Melito, rompono il silenzio e lanciano un accorato appello. “Aiutateci a ritrovarlo”, scrivono i familiari del ragazzo dalle pagine di Facebook.

Di Ruggiero non si hanno più notizie dallo stesso giorno in cui perse la vita Andrea Castello, giovane pusher trucidato da un gruppo di sicari e ritrovato in una discarica di Casandrino. Andrea e Antonio erano legati da un’antica amicizia e, secondo le ipotesi investigative circolate nelle ore immediatamente successiva a quell’omicidio, avevano messo le mani su alcune piazze di spaccio dell’hinterland a nord di Napoli. La più fiorente era quella di Melito, che avrebbe fruttato ai due almeno 400 mila euro al mese.

Lo sconfinamento in piazze lontane dalla loro città d’origine, Marano, la cattura di Riccio e i mutamenti avvenuti all’interno del clan Amato-Pagano, sarebbero state alle base della spedizione punitiva nei loro confronti. “La polizia ci ha garantito il loro aiuto – affermano i familiari di Antonio Ruggiero – ma dopo la denuncia della sua scomparsa e il ritrovamento della sua autovettura, rinvenuta ad Orta di Atella completamente carbonizzata, non li abbiamo più visti. Col passare dei giorni – aggiunge la sorella minore di Antonio – abbiamo capito, da come dicono, che Antonio è vicino al clan Amato – Pagano, e quindi non importa più a nessuno sapere cosa gli sia successo. Noi siamo la sua famiglia e abbiamo il diritto di sapere.

Se è stato ucciso vogliamo il suo corpo, ne abbiamo il diritto. Chi ci conosce – prosegue – sa quanto la vita sia stata già dura con noi. Ho perso due fratelli in due incidenti diversi. Non vi pare che una madre e un padre hanno il diritto di sapere? Se mio fratello è colpevole di qualcosa non possiamo pagarne le pene. È padre di due bimbi che hanno solo 7 mesi e 2 anni, che avranno anche loro diritto di sapere cosa sia accaduto al loro papà”. Infine l’appello: “Mi rivolgo alle persone che erano con lui in quel maledetto 13 marzo. Se sapete qualcosa, anche in forma anonima, vi prego, fateci sapere quello che è successo. Aiutateci a trovare un po’ di pace”.

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