Si tratta di una scoperta destinata a rivoluzionare le nostre convinzioni. L’annuncio della NASA dei 7 esopianeti individuati nella costellazione dell’Aquario a 40 anni luce da noi è una piccola rivoluzione copernicana.

Ma perché? In realtà di esopianeti ne sono stati scoperti già più di 3000 negli ultimi vent’anni (3. La caccia dei telescopi di mezzo mondo è stata fruttuosa. E’ la prima volta, però, che ne vengono scoperti 7 di natura rocciosa e delle stesse dimensioni del nostro pianeta ad una distanza “relativamente” vicina in un unico sistema solare, denominato Trappist – 1.

La novità risiede anche in un altro particolare: i pianeti scoperti gravitano intorno ad una stella piccola, una cosidettata “nana rossa”, che ha una massa pari a circa il 10 % del nostro Sole (poco più grande di Giove). Un astro “ultrafreddo” di dimensioni minime, molto diffuso nell’universo, che potrebbe nascondere tantissime novità. Già, perché il gruppo di 7 esopianeti individuati nel sistema solare di Trappist sono nella fascia di abitabilità, ad una distanza cioè dalla propria stella sufficiente a garantire le condizioni di vita.

Non solo, i 7 candidati gemelli della Terra (come mostra la foto in basso), hanno una composizione rocciosa e sono compatibili con la presenza di acqua liquida superficiale, che dai biologi e dagli scienziati è considerato il presupposto necessario alla formazione delle prime catene di carbonio (i “mattoni” della vita). Mari, fiumi e laghi che potrebbero solcare la loro superficie colpiti da una luce rossastra, color salmone, proveniente da una stella che ai nostri occhi sarebbe dieci volte più grande del Sole (perché più vicina).

«Quello che sorprende – ha detto Frank Selsis, ricercatore dell’Università di Bordeaux, tra i coautori dello studio che ha portato alla scoperta annunciata ieri in conferenza stampa – è che i sette pianeti siano quasi uguali per dimensioni. Il loro raggio è circa il 15% di quello della Terra e hanno una temperatura media simile a quella del nostro pianeta. Questi pianeti sono molto più vicini alla loro stella che non la Terra al Sole».

Ovviamente, in molti si chiedono: c’è vita aliena? E soprattutto: ci sono forme di vita intelligente su questi 7 pianeti? Impossibile averne una conferma, anche se la possibilità è tutt’altro che remota. D’altronde la loro scoperta avviene in maniera indiretta, cioè attraverso le variazioni di luce che il loro transito davanti alla stella madre produce nella gamma dell’infrarosso. Da queste piccolissime variazioni, i telescopi della NASA e dell’ESA sono in grado di risalire al numero e alla massa dei pianeti (temperatura, composizione chimica, distanza dalla stella). Per avere maggiori notizie e informazioni, bisognerebbe inviare una sonda.

Un viaggio intergalattico, insomma. Proprio come nei film di fantascienza. Peccato che 40 anni luce (39, 5 per l’esattezza) sono una distanza troppo grande per essere coperta. La luce proveniente da Trappist – 1 impiega 40 anni per raggiungere i nostri sguardi. In base alla nostra tecnologia, una navicella umana impiegherebbe centinaia di anni a raggiungere quel sistema solare, tempi di sicuro incompatibili con il nostro ciclo biologico. Ma ciò non impedisce agli scienziati di inviare dei segnali radio in quella direzione, nella speranza di ottenere una risposta.

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