Marano. L’elemento di maggior prestigio della giunta Liccardo, l’uomo che, tra critiche e consensi, ha portato avanti l’operazione verità dei conti comunali, stralciando più di 30 milioni di residui attivi di dubbia esigibilità e sostenendo con forza la necessità di dar vita a un piano decennale per il rientro del debito, potrebbe presto abbandonare il Comune di Marano.

 

Parliamo di Paolo Longoni, attuale assessore al Bilancio dell’esecutivo targato Liccardo, di recente nominato – secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giornale – nella giunta esecutiva della Cassa dei ragionieri di Roma. Sarebbe propria questa nuova e importante mansione (Longoni già ricopriva il ruolo di delegato dell’istituto previdenziale) ottenuta lo scorso 24 maggio e secondo rumors sempre più insistenti, alla base dell’imminente addio (verosimilmente a settembre) dell’assessore al ramo. Se così dovesse essere, al suo posto potrebbe subentrare uno dei consiglieri più vicini al primo cittadino: Vincenzo Marra, di professione commercialista ed eletto nelle liste di Forza Italia.

 

 

Il suo inserimento nella squadra di governo favorirebbe l’ingresso in Consiglio comunale di Armando Sarracino, anch’egli di Forza Italia, ma più vicino alle istanze politiche dell’assessore provinciale Antonio Di Guida. L’annunciato rimpasto di settembre (Liccardo non ha fatto sconti sulla tempistica, nonostante le numerose pressioni in tal senso) si incomincia già a delineare e prevederà l’ingresso in giunta di almeno due attuali consiglieri, verosimilmente Marra e Giorgio Sansone, quest’ultimo eletto nella lista Liccardo sindaco. Con un piede già fuori dalla giunta sembrerebbe essere anche l’assessore all’Urbanistica Giuseppina Pennino nonché l’assessore all’Ambiente Gaetano Orlando.

 

 

Non appare solidissima nemmeno la posizione dell’assessore Domenico D’Ambra. Quest’ultimo, tuttavia, in caso di addio tornerebbe a ricoprire (è il primo dei non eletti nella lista di Forza Italia) il ruolo di consigliere comunale. E il vicesindaco Teresa Giaccio? Il numero due dell’Amministrazione, più volte finita nel mirino degli esponenti della minoranza ma anche della maggioranza, dovrebbe invece rimanere al suo posto e cedere tutt’al più una o due deleghe.

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