E’ il re dei narcos. Fiumi di droga per i clan dell’area nord di Napoli e lusso senza fine. Adesso sta trascorrendo la sua latitanza dorata a Dubai ma dopo i maxi sequestri sta provando a trovare un dialogo con lo Stato. Stiamo parlando di Raffaele Imperiale, originario di Castellammare di Stabia, l’uomo che ha fatto la fortuna del clan scissionista degli Amato-Pagano, gli ex fedelissimi di Paolo Di Lauro che dopo la sanguinosa faida si sono stanziati a Melito.

Il suo ex socio, Mario Cerrone, ha deciso di collaborare con la giustizia, facendo ritrovare anche i due preziosissimi quadri di Van Gogh rubati 14 anni fa ad Amsterdam. Adesso Imperiale, detto Lelluccio Ferrarelle, ha inviato una lettera ai pm dell’Antimafia di Napoli. Ha ammesso alcune accuse e svelato un’altra parte del suo tesoro che ha deciso di donare all Stato “da destinare alle forze dell’ordine per la lotta alla criminalità organizzata”. Si tratta di ville ed abitazioni di lusso situate sul litorale di Giugliano, l’area flegrea ed il basso Lazio.

“Riconosco le mie responsabilità e intendo adoperarmi per ostacolare attività illecite e sottrarre risorse decisive per la commissione di ulteriori reati” scrive al pm. Presto ci sarà l’udienza preliminare, anche se lui – imputato insieme ad altri narcos in affari con gli Amato-Pagano – non ci sarà. Ha nominato i difensori ed aperto un dialogo con la giustizia ma resta comunque nel suo esilio dorato negli Emirati Arabi.

Imperiale è figlio di un imprenditore ma presto subisce il fascino della malavita. Tra il 1997 e il 1998 – come riporta Il Mattino – ad Amsterdam apre un coffe shop che gli rende sempre di più, ma mai come i traffici di droga che intraprende con i clan di Scampia. L’incontro lo racconta nel memoriale. Sembra quasi casuale. Un uomo del clan entra nel suo negozio e gli commissiona ecstasy. Dopo un mese gliene chiede ancora, e così di mese in mese il rapporto si consolida. Fino a quando si passa dalle forniture di pastiglie ai carichi di cocaina. Anche qui il caso sembra fare la sua parte. Succede che a un appuntamento davanti a un bar di Secondigliano per la consegna di ecstasy Imperiale chiede di un certo Piero o Lello rispettando le indicazioni ricevute, ma si imbatte in qualcuno che invece di portarlo dal suo acquirente abituale lo conduce direttamente al cospetto di Raffaele Amato, il boss, il quale gli impone di trattare da quel momento solo con lui.

“A partire dal 2007 io, Mario Cerrone e i vertici del clan Amato-Pagano avevamo una cassa comune da destinare all’approvvigionamento dello stupefacente il cui ammontare – scrive Imperiale – era mediamente nell’ordine di 20/25 milioni di euro. Dopo l’arresto dei vertici la cassa è venuta meno”.

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