Mugnano. Il giorno prima di uccidersi, Tiziana scambiò delle mail con Sergio, il suo ex compagno. Si tenevano in contatto, nonostante la loro convivenza fosse finita per le tensioni provocate dalla diffusione del famoso video a sfondo sessuale, girato con il consenso di lei. Le mail sono nel pc e nel tablet consegnato dall’uomo ai carabinieri, delegati dal pm Rossana Esposito della Procura Napoli nord guidata da Francesco Greco.

«Ti sento giù», scrive Sergio e Tiziana risponde: «Ho mal di denti e sto per andare dal dentista». Quando lui chiede se almeno l’accompagnerà la madre, lei risponde di sì. Ma ci sono altri passaggi, legati alla situazione di depressione in cui era sprofondata Tiziana. Uno stato d’animo aggravato dalla sentenza del cinque settembre scorso, depositata dal giudice Monica Marrazzo sul ricorso d’urgenza che chiedeva di stoppare la ulteriore diffusione del video. Il ricorso era stato accolto dal giudice per 5 network su 10. Per quelli dove c’era stato il no della sentenza, Tiziana avrebbe dovuto pagare le spese legali. Sergio la tranquillizza: «Non preoccuparti, te li pago io quei soldi». Ma lei spiega: «Non è per i soldi che sto giù, ma è perché mi sento abbandonata da tutti. L’avvocato mi ha detto che un ulteriore reclamo sulla decisione è molto difficile».

Dopo poche ore, Tiziana decide di farla finita. Sergio ripete agli amici che di lei era innamorato. Il gioco dei video vedeva entrambi consapevoli, lui sapeva ed acconsentiva. Lei inviò il famoso video dal suo telefonino a quattro persone attraverso WhatsApp. Uno strumento di comunicazione che consente moltiplicazioni a catena delle immagini. Fu proprio Sergio a sapere per primo che il video era stato inserito in Rete.  Lui la rassicurò, avrebbero fatto rimuovere le immagini. E si rivolse ad uno dei maggiori esperti di informatica in Italia. Un veneto, che divenne loro consulente e accettò l’incarico di tentare di cancellare i video dai siti dove era stato inserito. Una scelta precedente alla successiva via giudiziaria.

La denuncia fu depositata dall’avvocato penalista Fabio Foglia Manzillo alla Procura di Napoli. Parlava di un «gioco a sfondo sessuale» e sottolineava che, pur essendoci consenso alle riprese, non c’era mai stata autorizzazione alla diffusione pubblica in Rete. Il pm Alessandro Milita inviò un avviso di garanzia per diffamazione a quattro dei cinque denunciati. Ma non accolse la richiesta di sequestrare i siti dove il video compariva, con una serie di motivazioni giuridiche. Quando il consulente veneto di Sergio lo avvisò che tecnicamente non era sicuro che fossero stati i quattro denunciati, destinatari iniziali del video via WhatsApp, i responsabili della diffusione su Internet, Tiziana decise di informarne per iscritto il pm. Non era una ritrattazione, né un ritiro di denuncia, ma una precisazione e un invito agli inquirenti a verificare con certezza il responsabile. Spiega l’avvocato Foglia Manzillo: «Non era una ritrattazione, l’avrei saputo. Tiziana era provata, ma determinata ad andare avanti».

La relazione con Sergio era proseguita per un po’, poi la storia del video la logorò. E Tiziana tornò a vivere a Mugnano con la madre, la nonna e gli zii. Ma con l’ex compagno continuava a mandarsi mail. Come quando lei gli scrisse «sei tu ad esserti chiuso, a non voler più vedere nessuno, non io». Quasi un rimprovero, nell’illusione di poter continuare a vivere come prima in una situazione in cui il «gioco» iniziato insieme era sfuggito di mano a Tiziana e Sergio. Chi lo ha avvicinato in queste ore, ha trovato Sergio molto provato. Imprenditore edile in società con i fratelli, ha ripetuto loro che «lei era la sua vita».

Fonte: Il Mattino
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