Napoli. L’antimafia ha chiesto ed ottenuto il provvedimento per il carcere duro. Destinatario dell’atto il giovane boss della Vannella Grassi arrestato a Qualiano, Umberto Accurso. Secondo i pm il reggente della cosca continuava a comandare dal carcere. Ordini, spostamenti e decisioni venivano inviati ai suoi gregari che continuavano a gestire il fiorente comparto della droga.

Accurso, 24 anni, ora sarà rinchiuso in qualche carcere italiano ad alta sicurezza, 20 ore al giorno in cella, 4 ore per la socializzazione, un colloquio al mese con i parenti con i quali potrà comunicare solo attraverso un vetro. Il baby boss era ben noto agli inquirenti e agli investigatori ma il suo nome è salito alla ribalta della cronaca dopo il raid contro la stazione dei carabinieri di Secondigliano.

Accurso, per vendicare la sottrazione dei due figli alla moglie, decisa dai giudici, ordinò ad un commando di giovanissimi di esplodere colpi di fucile contro lo stabile. Un’azione plateale che fu però la sua condanna. Da quel giorno lo Stato, infatti, gli ha dato ancora più la caccia fino all’arresto lo scorso 11 maggio.

Un destino, il suo, simile a quello dei boss che lo hanno preceduto, come Paolo Di Lauro, Cosimo Di Lauro, Raffaele Amato, Cesare Pagano e poi Vincenzo Licciardi, Patrizio Bosti, Eduardo Contini, questi ultimi storici alleati dei Mallardo, tutti confinati al regime di carcere duro.

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