Napoli. Camorra e calcio. Un connubio che ha sempre funzionato. E che ha fruttato ai clan decine di milioni di euro grazie alle “combine”. Anche i Vanella-Grassi di Secondigliano avevano messo gli occhi sull’affare. E, secondo le indagini della Procura di Napoli che stamattina hanno portato all’arresto di 10 affiliati, almeno due partite di serie B del campionato di due anni fa erano state truccate. In entrambe c’è la squadra dell’Avellino Calcio.

Ma perché l’Avellino? Nella squadra irpina, allora, militava Armando Izzo, ora nelle file del Genoa. Izzo è il nipote del boss, un aggancio perfetto per combinare le partite e vincere scommesse milionarie. Nell’inchiesta il calciatore 24enne è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e frode sportiva. Dalle carte delle indagini emerge poi un dettaglio inquietante: nel 2007, a soli 15 anni, Izzo chiede al clan dei Vanella Grassi di affiliarsi. Fece mandare “un’ambasciata” in carcere. Lo zio valutò la “proposta” ma, conoscendo le sue doti sportive, rifiutò l’affiliazione.

A rivelare questa vicenda è il boss pentito Antonio Accurso nel 2015: “Nel 2007 Izzo non voleva giocare più a pallone e voleva affiliarsi al clan. Noi però volevamo che giocasse ancora a pallone e alla cosa non demmo importanza. Dopo comunque mantenne sempre contatti con me e Umberto essendo anche lui nipote di nostro zio, Salvatore Petriccione”. Contatti che servirono a truccare il campionato di serie B pochi anni dopo la richiesta di affiliazione.

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