Nuovi capo d’imputazione per Antonio, Luigi e Benedetto Simeoli, fondatori e titolari della Sime costruzioni, già da due mesi agli arresti nel carcere di Secondigliano.

In manette è finito anche Felice Di Iorio, amministratore delegato della Laura sas, la società esecutrice di un complesso residenziale prospiciente al convento francescano del 1600 di via Casalanno, sequestrato nel 2007 (la richiesta di Dia è del 2004) dai carabinieri di Napoli. Misure interdittive ( sospensione dell’esercizio dagli uffici pubblici) per alcuni ex ed attuali tecnici comunali, che avrebbero avuto un ruolo nella vicenda avallando l’operazione attraverso la concessione di autorizzazioni e permessi amministrativi. Due dei tecnici, che erano già finiti nel registro degli indagati, non lavorano più al Comune. Si tratta di Gianluca Buonocore, Armando Santelia e Angelo Napolitano. Divieto di dimora, infine, per Vincenzo Comune, Rosario Altomonte, e Mauro Filomarino Paparo

Concessioni edilizie, scattano nuovi i provvedimenti a carico di imprenditori e dipendenti dell’ufficio tecnico comunale. I magistrati napoletani hanno disposto – come annunciato due mesi fa dal nostro portale –  il divieto di dimora e la sospensione momentanea dal lavoro di tre tecnici (due di loro non sono più in servizio al Comune di Marano) che avrebbero – secondo le ipotesi investigative – in qualche modo favorito un prestanome legato al gruppo imprenditoriale facente capo alla famiglia Simeoli. Si tratta di indagini, quelle coordinate dalla Dda di Napoli, partite nel 2007 e successivamente integrate anche alla luce delle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Proprio nelle scorse settimane i dipendenti, già finiti a suo tempo nel registro degli indagati, erano stati nuovamente interrogati dai magistrati inquirenti. Gli altri destinatari dei provvedimenti sono i titolari di alcune società edile, il progettista e il direttore dei lavori.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno tratto in arresto 4 persone, tre delle quali ritenute affiliate al clan camorristico dei “Polverino”, operante per il controllo degli affari illeciti nell’hinterland a Nord di Napoli, in altre regioni d’Italia e all’estero, notificando ad altre 5 persone, tra le quali 3 tecnici comunali, il divieto di dimora e la sospensione dell’esercizio di un ufficio pubblico. Tutti gli indagati sono ritenuti a vario titolo responsabili di esecuzione di opere edilizie senza autorizzazioni, abuso d’ufficio e falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici aggravati da finalità mafiose. Nel corso di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i militari dell’Arma hanno accertato che un imprenditore aveva fatto da prestanome al clan per l’edificazione di un complesso residenziale del valore di decine di milioni di euro a Marano di Napoli (NA), documentando la falsità di attestazioni rilasciate da 3 tecnici del Comune che avevano omesso di dichiarare l’esistenza di impedimenti per l’approvazione dei progetti.

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