La variante inglese è ormai diffusa nella maggior parte del territorio italiano, almeno nell’88% delle regioni, secondo i risultati dell’indagine rapida condotta il 4 e 5 febbraio da Istituto Superiore di Sanità (Iss) e ministero della Salute.

Solo in Campania lo studio di sorveglianza epidemiologica, condotto da Istituto Zooprofilattico, Tigem e Cotugno, ha già verificato che la percentuale di incidenza della cosiddetta “variante inglese”, in media con quella nazionale, è attestata al 25%. Un caso su quattro.

Ipotesi lockdown in Italia, esperti divisi su misure

Gli esperti sono divisi sulle misure da adottare per evitare una risalita della curva epidemiologica nei prossimi giorni. C’è chi, però, chiede la chiusura totale delle attività commerciali e delle scuole, che si sono rivelate essere uno dei maggiori focolai del ceppo mutato del viru, e chi invece crede che la soluzione sia imparare a convivere con l’infezione e diminuire la pressione sugli ospedali implementando la campagna di vaccinazione.

A favore del lockdown c’è in primis Walter Ricciardi. Il consigliere personale del ministro della Salute, Roberto Speranza, non ha usato giri di parole: “Il lockdown deve durare il tempo necessario a tornare a questo dato di incidenza. Possono essere due, tre, quattro settimane, dipende quando si raggiunge l’obiettivo, che è quello di limitare la circolazione del virus al di sotto dei 50 casi ogni 100mila abitanti”, aveva detto in una intervista al Messaggero nei giorni scorsi.

Gli ha fatto eco Andrea Crisanti, professore di microbiologia dell’Università di Padova: “Il 20% dei contagiati – ha spiegato – presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare. Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti”. Massimo Galli ha sottolineato, intervenendo alla trasmissione Il mio medico su Tv2000, “le nuove varianti portano sicuramente più infezioni e più problemi. E purtroppo la conclusione non può che essere la soluzione paventata dal prof. Ricciardi. Il sistema della divisione dell’Italia a colori non sta funzionando. E la prova è nei fatti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore alla Sanità in Puglia: “Sicuramente le varianti preoccupano, ma va sottolineato che le misure restrittive devono essere applicate in funzione del trend di diffusione virale. A un possibile aumento deve corrispondere un inasprimento delle misure”.

Contrari al lockdown

Contrario al lockdown totale è invece il virologo Roberto Burioni. “Che i lockdown servano solo a guadagnare tempo mi pare ovvio; l’importante è usare bene il tempo guadagnato”. Anche Francesco Vaia, dell’Istituto Spallanzani di Roma, sembra non essere d’accordo con la proposta di Ricciardi: “Non si tratta di aggravare le misure anti-Covid, ma di applicare con severità le misure che abbiamo. Un lockdown severo non serve, ma occorrono chiusure chirurgiche. Voglio dire un no netto e chiaro all’utilizzo delle varianti come ‘clava politica’. La scienza sia sempre libera da interessi economici e politici”.

Anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ha sottolineato come un lockdown totale sia la soluzione migliore dal punto di vista scientifico ma “credo sia difficile da proporre dal punto di vista dell’opportunità politica e del disagio e della ribellione sociale che si rischierebbe”

 

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