Nunzia D’Amico

Napoli. In data odierna, la Squadra Mobile di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un soggetto, esponente del clan camorristico De Micco. Organizzazione criminale operante nel quartiere di Ponticelli.

L’uomo è ritenuto responsabile, di omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo e ricettazione. Con la circostanza aggravante di aver agito avvalendosi delle condizioni di cui all’articolo 416 bis c.p. derivanti dalla partecipazione all’organizzazione camorristica denominata clan De Micco, nonché al fine di agevolare e consolidare l’espansione dell’associazione di appartenenza nel quartiere di Ponticelli.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli hanno consentito di delineare il contesto e di individuare almeno due degli esecutori materiali. Uno di questi è rimasto, a sua volta, vittima di un agguato di camorra nel mese di agosto 2016.

Il provvedimento cautelare è stato emesso nei confronti di Antonio De Martino, nato a Napoli il 14.8.1989. L’uomo era già condannato anche per un altro omicidio commesso nel mese di dicembre 2016, quello di Ferdinando Solla, sempre per il clan De Micco.

Camorra, omicidio Nunzia D’Amico

L’omicidio di Nunzia D’Amico, commesso il 10 ottobre 2015, è stato frutto di una precisa strategia da parte del clan De Micco. L’uccisione aveva come obiettivo non solo il controllo assoluto delle piazze di spaccio del Conocal ma anche la dimostrazione da parte dei De Micco dell’annientamento del clan D’Amico.

Colpire Nunzia D’Amico, individuata a tutti gli effetti come capo del clan e rappresentante della famiglia, all’interno della propria roccaforte costituì  un gesto eclatante che aveva lo scopo di rendere evidente la fine dell’organizzazione dei “fraulella”, e che rese necessario lo studio scrupoloso degli spostamenti di Nunzia D’Amico. La predisposizione di un alibi per i capi del clan e l’infiltrazione nella stessa famiglia D’Amico.

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