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Trepuzzi. Un commerciante di Trepuzzi (Lecce) è  stato arrestato ieri con l’accusa di avere violentato una bambina di nove anni nel retrobottega del suo minimarket. Agli inquirenti, nell’interrogatorio, l’uomo ha detto per giustificarsi che la bimba indossava un abitino “troppo sconcio”.

Trepuzzi, violenta bimba di 9 anni: la ricostruzione

L’uomo, posto agli arresti domiciliari, si chiama Francesco Perrone, 71 anni, ed è accusato di violenza sessuale aggravata dall’età della vittima. Il commerciante avrebbe palpeggiato la piccola per poi regalarle gomme da masticare, salutata con un bacio sulla guancia e le ha raccomandato di non dire nulla alla mamma.

Due mesi e mezzo sono serviti agli inquirenti per svolgere le indagini senza tralasciare nulla. Francesco Perrone, conosciuto a Trepuzzi come “Franco”, ha chiesto e ottenuto di essere interrogato.

Ma la sua testimonianza non ha fatto altro che aggravare la sua posizione, come ha rilevato il giudice per le indagini preliminari Giulia Proto nell’ordinanza di custodia cautelare: “Così come stigmatizzato dal pubblico ministero, merita di essere evidenziata l’espressione utilizzata dall’indagato che parla di magliettina “sconcia” indossata dalla minore”. Termine che i giudici hanno ritenuto del tutto inadeguato alla descrizione dell’abbigliamento di un minore.

La denuncia dei genitori

La ricostruzione dell’accusa dice che verso le otto del mattino la bambina andò a comprare un pacchetto di salviettine in quel negozio. Con lei c’era una cliente che, sentita dai carabinieri, ha confermato i commenti contestati al commerciante sull’abbigliamento della bambina. Appena questa donna andò via, la piccina fu condotta nel retrobottega. E lì con la scusa di aggiustarle il vestitino e di volere vedere il costume da bagno, le avrebbe messo le mani addosso.

La  bambina raccontò tutto alla madre. Il padre raggiunse il negozio e alla sua vista il commerciante, ancora prima che aprisse bocca, avrebbe affermato: “Aspetta, aspetta, che mo’ ti spiego”. Alla fine il padre gli mollò due ceffoni. Poco dopo i genitori raggiunsero la stazione dei carabinieri per sporgere denuncia. La bambina fu ascoltata pochi giorni dopo assistita da una psicologa.

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