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Anche i bar di Giugliano nel mirino del racket del clan Mallardo. Tra le attività dell’Alleanza di Secondigliano c’era infatti anche il pizzo alle attività commerciali. Decine e decine di casi documentati dagli inquirenti ma, come sottolineato dai vertici della Procura napoletana, nessuna denuncia è mai arrivata sui tavoli dei pubblici ministeri. Per anni il boss giuglianese Francesco Mallardo è stato vertice unico del cartello e gestiva quindi anche il clan Contini con Edoardo ‘o romano, già in cella da tempo. E’ quanto emerge dalle pagine dell’ordinanza cautelare che ha condotto all’arresto di 126 affiliati al cartello criminale.

Il ruolo dei Tolomelli 

L’ala continiana fu affidata ai Tolomelli dell’Arenaccia, visto che la gestione del nipote Ettore Bosti, detto ‘o Russo, nipote di Ciccio ‘e Carlantonio, fu ritenuta superficiale dal capoclan. In alcuni casi esponenti del Vasto-Arenaccia giungevano a Giugliano per commettere estorsioni per conto dei Mallardo. Nel luglio 2013 vengono invece intercettati due sodali che dovevano recarsi a riscuotere il pizzo presso un noto bar di via Colonne. All’epoca il reggente dei Mallardo era ritenuto Patrizio Picardi, poi catturato proprio pochi giorni dopo e nei giorni scorsi raggiunto da una ulteriore ordinanza di custodia cautelare.

Il racket a Giugliano per conto di “Patriziello”

Secondo gli inquirenti, dalla discussione captata emergerebbe chiaramente che ha commissionare quelle estorsioni era “Patriziello”. Il titolare dei quella caffetteria a quanto aveva già versato il pizzo, ed ora il clan pretendeva altri 5mila euro. “Patrizio ci ha detto andate là e pigliatevi i soldi. Adesso lo abbiamo preso in malo modo” dice Giuseppe Tolomelli al fratello Carmine. Un episodio che- come spiegato nell’ordinanza – spiega chiaramente come avveniva le dinamiche associative tra i clan federati.

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