Rapiti, uccisi, fatti a pezzi e ritrovati in buste messe all’interno di una buca in campagna. E’ la terribile fine dei due contrabbandieri internazionali Luigi Ferrara e Luigi Rusciano, di Casoria e Mugnano. Il delitto è avvenuto nel gennaio 2017, ora arriva la condanna per uno dei due macellai.

Il tribunale di Napoli nord, dopo processo con ritro abbreviato, ha condannato all’ergastolo Domenico D’Andò, 23 anni, accusato del duplice omicidio insieme ad un 16enne. Nemmeno il pentimento, arrivato di recente ha evitato il massimo della pena a D’Andò detto ‘o chiattone. E’ il nipote di Pietro Caiazza, un ras degli scissionisti di Melito. Nel corso del processo, infatti l’imputato, ha ammesso le sue responsabilità, raccontando i particolari più agghiaccianti del duplice delitto, uno dei più cruenti che le cronache giudiziarie ricordino.

Il primo ad essere ucciso, – ha dichiarato in udienza ‘o chiattone – fu Luigi Ferrara, – come racconta Il Mattino – attirato in un appartamento di Giugliano, affittato a Casacelle dalla fidanzatina sedicenne del suo complice, condannato a 18 anni dal tribunale dei minori. L’uomo fu aggredito da D’Andò, ma reagì procurando un profondo taglio alla mano di Domenico D’Andò. Dovette intervenire il sedicenne, che sgozzò la vittima. Meno problematica l’uccisione di Luigi Rusciano, sgozzato dal sedicenne che fece scempio dei corpi tagliandoli a metà con un coltellaccio. Un post mortem pulp, ma necessario per trasportare i corpi in quattro buste di plastica nera.

Un racconto raccapricciante, una ammissione di responsabilità, che però non convinsero il pubblico ministero Giovanni Corona, al quale Domenico D’Andò, non volle rispondere su eventuali complicità della camorra di Melito e di quella all’epoca ancora potente di Afragola. I resti dei copri furono poi ritrovati grazie al gps di una macchina presa a nolo dall’imputato. Il movente sarebbe collegato al grosso business del traffico di sigarette di contrabbando ma su questo non sarebbe ancora stata fatta piena chiarezza.

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