Il boss del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, detto Sandokan, non ha nessuna intenzione di trattare con lo Stato, di collaborare, sebbene da più parti gli sia stato proposto. Il sanguinario capoclan, che negli ultimi tempi era stato descritto come provato dal tumore che gli hanno diagnosticato, non demorde e non arretra dalle sue posizioni. L’altro ieri si è anche presentato al processo che lo vede imputato per un omicidio del 1996.

Sandokan, classe 1954, si trova al 41 bis, un regime detentivo ancor più restrittivo del carcere duro che prevede la presenza nella cella del detenuto delle telecamere a infrarossi per 24 ore al giorno. Un particolare tipo di detenzione che proverebbe chiunque, ma non lui. Infatti la maggior parte dei pentimenti si è peraltro ottenuta proprio dopo la detenzione al carcere duro. Ma, sebbene gli sia stato proposto anche di recente, il boss non ha intenzione di cedere.

Con lo Stato non si tratta, non si collabora, non si scende a patti.  Un profilo che lo avvicina per certi versi al più celebre e sanguinario capoclan camorrista, Raffaele Cutolo che, ormai ottantenne, è da decenni al carcere duro, ma non ha mai ceduto alla possibilità di passare almeno gli ultimi anni della sua vita in famiglia.

 

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