Intercettazioni e pedinamenti. Minacce tra gli affiliati nei confronti di chi non ‘si piegava’, il tutto con un volume di affari da 200mila euro, tutti provento delle estorsioni, con una spesa corrente relativa al pagamento delle mensilità agli affiliati detenuti per i quali era prevista la somma di circa 60mila euro al mese.

E’ il “bilancio” della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, ricostruito dagli investigatori della Direzione distrettuale antimafia attraverso il sequestro dei libri contabili dell’organizzazione.

Alcuni di questi, sui quali il Ris di Roma ha effettuato una perizia calligrafica, sono risultati trascritti a mano da Carmine Schiavone, figlio di Francesco Schiavone detto Sandokan e reggente del clan, tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita questa mattina dai carabinieri di Casal di Principe (Caserta) nei confronti di 42 indagati.

Nel corso delle indagini è stato accertato che la fazione Schiavone aveva costituito una cassa comune per il pagamento degli stipendi agli affiliati della fazione Schiavone, Zagaria e Iovine, estendendo il controllo del territorio su tutto l’Agro Aversano compresi i comuni storicamente appannaggio della fazione Bidognetti.

Gli affiliati reclusi percepivano uno stipendio mensile variabile tra i 1500 e i 2500 euro. Gli investigatori hanno inoltre individuato e sequestrato a Villa Literno un nascondiglio-bunker utilizzato per la latitanza degli affiliati.

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