Il 36% dei terreni analizzati nella Terra dei fuochi è inquinato. Poco più di 15 ettari, un’estensione pari a 15 volte lo stadio San Paolo. E’ questo il verdetto ufficiale e definitivo giunto dal ministero delle politiche agricole che con il ministro dell’ambiente e della salute hanno firmato un decreto di interdizione dei terreni all’uso agricolo. Dunque su questi 150mila metri quadri non si potrà più coltivare, sì perché lì sotto quasi sicuramente ci sono rifiuti interrati. La notizia più grave è però ancora un’altra, e cioè che in una percentuale di questo 36% di terreni, anche la falda acquifera è compromessa, inquinata.

I risultati arrivano dopo le indagini svolte dal corpo forestale dello stato nei primi 57 comuni tra Napoli e Caserta su un totale di 43 ettari. Le analisi sono state fatte sulla base di 4 classi:

Classe A idoneo alle produzioni alimentari che risultano essere il 36%.

Classe B limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni di cui il 27%, terreni dunque dove saranno possibile produrre solo alcuni prodotti,

Classe C idoneo ad altre produzioni non alimentari che è lo 0%

Classe D divieto di produzioni agricole, i più inquinati e dunque pericolosi equivalenti al 36%.

A questi 15 ettari dove è assolutamente vietato coltivare, ci sono da aggiungere i 4 terreni di Giugliano già interdetti dal commissario straordinario alle bonifiche Mario De Biase. Adesso Tutte le forze dell’ordine saranno tenute al controllo. Vigilare cioè che effettivamente nessuno metterà più neppure un seme in quelle terre.

“Abbiamo iniziato un percorso e siamo il primo paese d’Europa ad aver normato questo sistema di controllo – ha dichiarato il comandante del corpo forestale dello stato Sergio Costa – ma siamo solo all’inizio: paghiamo 30 anni di ritardo”.

Adesso dunque si apre una seconda fase: quella della caratterizzazione di questi terreni inquinati. Capire cioè cosa c’è interrato, perché c’è una contaminazione sopra ogni limite di metalli pesanti. E solo dopo aver fatto chiarezza si potrà parlare di bonifiche. Forse, tra un anno.

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