Alla biblioteca comunale la presentazione del libro della prof.ssa Fiorella Bellachioma

Giovedì 26 marzo 2015 ore 17:00

 

Il ruolo del singolo come elemento propulsore del cambiamento. La crisi come occasione di riflessione. La consapevolezza della potenza dell’individuo quale quintessenza della comunità. In un oggi scandito dalla rapidità caotica e confusionaria, l’uomo, il cittadino rischia di subire passivamente direttive velate ed imposizioni latenti tra le sfaccettature di un “modus vivendi contemporaneo”, ipotecando il proprio patrimonio umano, trasformando il rapporto con l’altro in uno iato sociale, svilendo il senso di appartenenza, di presenza, di essenza, di cittadinanza.

“Zauberkreis”, Diogene Edizioni,  è l’opera della professoressa Fiorella Bellachioma, docente di Filosofia al liceo classico “A. M. De Carlo” (oggi “Cartesio”) di Giugliano dal 1996 al 2008. Un viaggio tra ecologia, sociologia, intriso di riflessioni sul senso della vita e sulle possibilità di rinnovamento in una realtà che sceglie la virtualità a scapito della virtù.

Il saggio sarà presentato giovedì 26 marzo 2015 alle ore 17 presso la biblioteca comunale di via G. Verdi a Giugliano in collaborazione con l’associazione culturale “Minerva”.

Interverrà il prof. Circo Raia, preside del Liceo “F. Sbordone” di Napoli.

Alunni dell’istituto “G. Minzoni” di Giugliano leggeranno frammenti dell’opera.

Si allega locandina della presentazione

 

L’opera.

“Zauberkreis. Il circolo incantato tra singolo e comunità” si rivolge a tutti coloro che nutrono una profonda indignazione nei confronti di chi ha potere sulle loro vite e lo usa in modo scaltro e aggressivo, a tutti coloro che soffrono, che vorrebbero una realtà diversa per loro stessi e per le generazioni future, ma non hanno la forza di ribellarsi. Per dare una risposta alle esigenze di cambiamento che diventano ogni giorno più urgenti e diffuse, chi si occupa di istruzione e ricerca dovrebbe promuovere una reale ed efficace rivoluzione culturale che, partendo dalla didattica posta in essere nelle scuole pubbliche, nelle Università, nelle scuole di specializzazione e formazione, riesca a coinvolgere tutti. Non si può ancora attendere che a cambiare siano gli altri, tutti dobbiamo metterci all’opera, come sappiamo e come possiamo, dobbiamo prendere la parola ed agire con amore e con rispetto, sentendoci responsabili di ciò che accade. È quanto l’autrice di questo saggio si è proposta di fare, donando alla sua ex-centricità, al suo essere diversamente donna, una valenza politica attraverso la scrittura e l’insegnamento.

In questi tempi incerti di inizio secolo, caratterizzati in tutta l’Europa occidentale da una crisi economica globale, preceduta e seguita da un’ondata di scaltro e soffocante neoconservatorismo, zeitlose, un fiore senza tempo, che sboccia all’improvviso in un habitat caotico in cui si mescolano superficialità, ignoranza, povertà, ottuso buonismo, rassegnata indolenza e geniali tensioni innovative, nel suo errante esistere e ricercare, passa da una metafisica della solitudine ad una filosofia della comunità. Questo salto qualitativo, a livello plurale, si può realizzare (forse!) soltanto comprendendo che la sopravvivenza delle generazioni future è strettamente legata alla nostra capacità di rispondere con sollecitudine e responsabilità a quanto la Natura in modo ostensivo ci insegna. La scuola dovrebbe promuovere sin dai primi anni il diffondersi di un’educazione ecologica. Tutti dovremmo diventare “ecocompetenti”, dovremmo apprendere i principi che regolano le comunità di piante, animali, microorganismi e utilizzarli per creare comunità umane educative, economiche, politiche sostenibili. La mancanza di relazione uccide la vita.

I nostri dirigenti politici e i responsabili delle grandi multinazionali, tuttavia, non vogliono acquisire una coscienza ecologica e sembrano ignorare che con la loro cieca ingordigia, con la loro sete di potere e di ricchezza mettono in ogni momento in pericolo la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Governi ed economisti, pertanto, continuano a realizzare profitti a spese del bene pubblico e delle generazioni future, deteriorando l’ambiente e la qualità generale della vita. Essi non calcolano i costi sociali e ambientali della produzione, poiché considerano “beni gratuiti” non soltanto l’aria, l’acqua e il suolo, ma anche la delicata trama dei rapporti sociali, che subisce i pesanti effetti della continua espansione economica, e non vogliono comprendere che noi esseri umani, essendo soltanto “un filo particolare nella trama della vita” (Capra), dobbiamo rapportarci alla Natura in modo appropriato, liberi da ogni logica di dominio e sfruttamento, sentendoci parte integrante della sua complessità e della sua bellezza.

 Soltanto così potremo comprendere che il rispetto, la cooperazione e il dialogo sono alla base della vita, promuovendo una “disalienazione” singolare-plurale e, dunque, una rivoluzione culturale di ampio respiro.

 

Comunicato Stampa

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