Sono scene raccapriccianti quelle a cui stanno assistendo in queste ore i vigili del fuoco e i soccorritori impegnati nell’incendio che ieri ha devastato il Parco Nazionale del Vesuvio.

E sono scioccanti anche le tecniche che questi criminali hanno utilizzato. I vigili del fuoco hanno infatti trovato gli inneschi che avrebbero contribuito in modo decisivo ad allargare a macchia d’olio l’incendio: Si tratta delle carcasse di alcuni gatti. Otto quelli rinvenuti fino a questo momento. In sostanza i piromani hanno catturato i gatti, li hanno cosparsi di benzina e, vivi, li hanno lasciati liberi di correre. 

In meno di trenta secondi i poveri felini hanno raggiunto i luoghi più impervi del Parco, dove è più difficile accedere e dove gli occhi delle telecamere non arrivano, e lì, come fiammiferi viventi, hanno contribuito al disastro. Il più grave incendio che a memoria si possa ricordare sul territorio negli ultimi 50 anni.

Intanto è partita la caccia ai responsabili. Alcuni dei piromani sarebbero stati ripresi in azione dalle telecamere di viodesorveglianza del Parco Nazionale del Vesuvio. Le piste seguite dagli investigatori – i carabinieri forestali guidati dal generale Sergio Costa – portano dritto agli originari proprietari degli edifici abusivi realizzati alle pendici del vulcano. Le fiamme sarebbero state appiccate, secondo una prima ipotesi, per delegittimare l’Ente parco, che è entrato nella disponibilità degli immobili edificati abusivamente e diventati oggetto di “spossessamento” negli ultimi anni.

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