Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Domenico D’Andò ed il 17enne arrestati l’altro giorno hanno scelto la stessa linea difensiva: tacere. Dinanzi al giudice che ha convalidato l’arresto i due hanno fatto scena muta. Nessun dettaglio nessun particolare su quell’efferato delitto consumato a Giugliano su via Casacelle.

In quella casa l’orrore dell’omicidio e del taglio dei copri di Luigi Rusciano e Luigi Ferrara, quest’ultimo ritenuto “monopolista” del contrabbando di sigarette dell’area a nord di Napoli.

Ed è proprio nell’ambito di questo commercio illegale che è maturato l’orribile delitto. D’Andò voleva il suo spazio, così ha attirato in una trappola i due e li ha trucidati con armi bianche. Prima li ha sgozzati, insieme al complice, all’epoca dei fatti 16enne, poi li ha tagliati in due. Una pratica inusuale per la camorra tanto che quando i cadaveri furono poi ritrovati ad Afragola si pensò ad esecutori non italiani.

Ed invece non fu così. I due, senza nessun motivo particolare, tagliarono i corpo in due solo per riporli nei due sacchi ed occultare meglio i cadaveri. Ora però bisogna effettuare tutti gli accertamenti su quelle macchie di sangue trovate nell’appartamento di Giugliano. Le prove del Dna delle vittime dirà tutto. I due affronteranno il processo in due diverse sedi. Presso la corte d’Assise il 24enne, presso il tribunale dei minori il 17enne.

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