Napoli. L’ordine di far fuori il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo è partito da Scampia. A rivelarlo è il Corriere del Mezzogiorno. L’esplosivo, come rivela il quotidiano, doveva arrivare dalla Puglia in cambio di trecentomila euro, ma la condanna a morte sarebbe partita da Scampia nel dicembre del 2015.

L’indiscrezione trapela dalle indagini pugliesi. Indagini che rivelano anche l’esistenza di un asse camorra-Sacra Corona Unita per far fuori il magistrato. Tutto parte dalle dichiarazioni di un pentito, Cosimo Zingaropoli, 46 anni, nell’orbita di Amilcare Monti Condesnitt, boss di Gioia del Colle e noto trafficante di droga e di armi.

Gli investigatori sono a caccia di riscontri, ma i rapporti tra le due mafie, quella campana e quella pugliese, sono storiche e ben consolidate sin dai tempi di Raffaele Cutolo e della Nuova Camorra Organizzata. L’indiscrezione, insomma, sarebbe più che fondata. Colangelo poteva finire in una trappola mortale come Falcone e Borsellino. E a decretarne la condanna a morte i clan dell’area nord di Napoli.

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