21 arresti tra Campania e Spagna per traffico internazionale di droga. La direzione distrettuale antimafia di Napoli ha emesso ventuno ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone residenti nella provincia di Benevento, Napoli, Roma e Spagna.

La custodia in carcere è stata disposta nei confronti di Antonio Minauro, 56 anni, di Solopaca; Orlando Minauro, 52 anni, di Solopaca; Angelo Ferrante, 41 anni, di Angri; Pierluigi Goglia Calabrese, 41 anni, di Vitulano; Luasi Alsin Mesaudi, 38 anni, marocchino; Diego Uccellini, 41 anni, di Solopaca; Letizia Uccellini, 55 anni, di Solopaca; V. M., 55 anni, di Castelcampagnano; Gianfranco Di Donato, 28 anni, di Solopaca; Giovanni Colombo, 50 anni, di Montesarchio; Pasquale Colombo, 56 anni, di Montesarchio; Paolo Taverna, 29 anni, di Montesarchio; Michele De Lucia, 52 anni, di Montesarchio; Rosa Perone, 47 anni, di Montesarchio; Fabio Mauriello, 25 anni, di Montesarchio; Rosaria Colombo, 25 anni, di Montesarchio; Pietro Luciano, 51 anni, di Bonea; Michele Moio, 51 anni, di Marano, Maria Agnese Zedda, 56 anni, di Marano. Sono stati invece disposti gli arresti domiciliari per Basilio Tanzillo, 42 anni, di Solopaca.

Dalle indagini, avviate nel novembre del 2012, è emerso che gli esponenti italiani dell’organizzazione avevano contatti con quelli spagnoli i quali, a loro volta, erano in collegamento con quelli marocchini. Gli inquirenti ritengono che l’anello di congiunzione fosse Antonio Minauro di Solopaca: era lui ad acquistare grandi quantitativi di stupefacente, per terzi soggetti, ma anche per il gruppo di spaccio che lui stesso aveva messo in piedi nella sua terra d’origine.

Minauro, era anche colui che sulla cosiddetta «montagna» – zona impervia in altura che si trova subito dopo il confine tra Ceuta (enclave spagnola in terra marocchina) e il sud del Marocco – contrattava l’acquisto delle sostanze stupefacenti con il «capo» della zona. Per recarsi ai summit in «montagna» occorreva essere accreditati: agli appuntamenti, Minauro, ci andava a piedi, lungo i percorsi sterrati, senza armi. Giunto a destinazione incontrava il «capo», sceglieva la qualità della sostanza a seconda della «pezzatura» e stabiliva il prezzo e pagare. La stima che aveva acquisito in loco gli consentiva anche di acquistare «a credito». Era poi il «capo della zona» a far arrivare la droga nel porto di Ceuta (città autonoma spagnola situata nel Nordafrica, circondata dal Marocco) o in altri porti lungo la costa africana da dove poi veniva trasportata sulla penisola iberica.

Giunta in Spagna la sostanza veniva stoccata e trasportata a Madrid, Malaga o Barcellona, dove Minauro organizzava il trasferimento in Italia, a bordo di camion di ditte ed imprenditori compiacenti.

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