Ieri mattina si è insediata la Commissione d’accesso inviata dal Prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone. Ne fanno parte il comandante della Compagnia dei carabinieri di Giugliano, Antonio De Lise, il viceprefetto Gerlando Iorio (casertano di Casagiove, recentemente è stato Commissario a Battipaglia, Comune sciolto per infiltrazioni malavitose), l’architetto Antonio Bruno. La notizia è arrivata al Comune come un fulmine. Il sindaco era fuori sede per motivi istituzionali. I componenti della Commissione si sono presentati al segretario generale, hanno consegnato la prima richiesta di atti e sono andati via. Adesso il pool di esperti dovrà disporre di approfondite indagini, setacciando tutti gli atti amministrativi prodotti da luglio 2013, da quando si è insediato il sindaco Angelo Liccardo, ad oggi, per scovare intrecci fra politica e criminalità. E’ bene precisare che la Commissione d’accesso non è (come erroneamente ha detto qualcuno) un organismo incaricato di verificare la liceità degli atti prodotti; è un pool di tecnici che deve, invece, appurare che, dagli atti (anche leciti), non emerga una sistematica tutela degli interessi della criminalità organizzata. In sostanza, la Commissione è alla ricerca di una correlazione tra l’attività della camorra e la vita amministrativa: legame che prescinde dalla regolarità degli atti, ma che è più profondo e presuppone una connivenza organica tra l’apparato amministrativo e la criminalità. Un lavoro complesso, quindi, che richiede una miscela di competenze tecniche e investigative. La Commissione ha ricevuto un mandato di 90 giorni, che però è prorogabile per altri 60. La richiesta di proroga arriva dalla Commissione stessa, che segnala al Prefetto la necessità di un approfondimento. Generalmente nei Comuni medio-grandi la proroga è inevitabile: 90 giorni per esaminare tutti gli atti di una città come Marano sono effettivamente pochi. Probabilmente si finirà a settembre. A quella data, la Commissione presenterà una relazione al Prefetto, con un parere sull’eventuale scioglimento. Il Prefetto assumerà un tempo tecnico per la decisione (generalmente un mese) e poi agirà. Ci sono tre strade possibili. La prima è quella dello scioglimento anticipato del Consiglio comunale; la seconda, quella del mantenimento in vita del Consiglio, ma con l’imposizione di provvedimenti specifici; la terza, quella che equivale a una sostanziale assoluzione: nessun provvedimento.

Nel caso di scioglimento, il Prefetto dovrà proporre al Ministro dell’Interno (e questi al Presidente della Repubblica) un decreto adeguatamente motivato. Successivamente si insedierà una Commissione di tre componenti che gestirà il Comune per un periodo compreso tra 18 e 24 mesi. Nel caso, invece, di mancato scioglimento, il Prefetto potrebbe, con decreto motivato, ordinare al sindaco interventi specifici, come la rimozione di assessori o di funzionari, l’annullamento di atti; il Prefetto stesso potrebbe procedere poi alla sospensione dei singoli consiglieri. Evidentemente, la scelta tra le due strade dipende dal quadro che viene disegnato dalla Commissione di Accesso: se l’insieme dell’ attività legittima il sospetto di un’infiltrazione camorristica pervasiva e organica, si procede allo scioglimento; se invece si palesano infiltrazioni episodiche e specifiche, si salva la validità del Consiglio, si evita il trauma del commissariamento e si va verso provvedimenti specifici.

Dal 1990 è la terza Commissione d’accesso che s’insedia a Marano

La Commissione d’Accesso che si insediò nel 1990 decise di sciogliere il Comune per infiltrazioni malavitose a settembre del 1991. Solo l’ex sindaco Carlo Di Lanno e 17 consiglieri comunali fecero ricorso al Tar. Ricorso che fu redatto dall’avvocato Giuseppe Palma e presentato il 29 novembre

1991, ultimo giorno utile. Il ricorso, comunque, non ebbe buon esito e non fu investito nemmeno il Consiglio di Stato.

La seconda Commissione d’Accesso si insediò il 10 aprile 2003 ed era formata da otto componenti, tra i quali uomini delle forze dell’ordine e viceprefetti. All’epoca governava l’ex sindaco Mauro Bertini. Il 10 febbraio 2014, la Commissione, dopo 10 mesi di indagine (con tre proroghe), concluse il suo lavoro. Il 15 aprile il Prefetto inviò la sua relazione al Ministro degli Interni. Il 23 luglio 2004 il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministero degli Interni, decretò lo scioglimento del Comune di Marano. I Commissari prefettizi si recarono al Comune per insediarsi, ma trovarono i cancelli del Municipio sbarrati da manifestanti contro lo scioglimento. Il 3 agosto 2004 giunta e maggioranza depositarono al Tar ricorso contro lo scioglimento. La seduta venne fissata al 27 ottobre. Il 6 settembre 2004 ci fu una giornata di mobilitazione contro lo scioglimento. Parteciparono decine di sindaci del centrosinistra, il presidente della Provincia dell’epoca, Dino Di Palma, e il governatore della Campania dell’epoca, Antonio Bassolino. Il 5 novembre 2004 il Tar accolse il ricorso e reintegrò il Consiglio comunale nelle sue funzioni.

Mimmo Rosiello

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