Sono agghiaccianti le parole con cui la quindicenne, vittima della terribile aggressione di Marechiaro, ricostruisce quei terribili momenti. Stando alle parole del gip, gli aggressori hanno “interrotto un flirt sano” tra la vittima e il suo fidanzatino, nei primi giorni di maggio, ed hanno consumato la violenza.

Appaiono anche due sagome nuove, due carnefici. La vittima ha spiegato che “erano lì ma non hanno fatto niente, si sono limitati a guardare“. Ma sono stati tirati in ballo anche da altri testimoni. Si tratterebbe di due minorenni con cognomi pesanti, discendenti diretti dei clan camorristici storicamente radicati nella zona del Vasto – Arenaccia.

Avrebbero cinturato la vittima, hanno allontanato una sua amica, preoccupata della sua prolungata assenza, e avrebbero assistito inermi alla violenza, senza batter ciglio. Ma è comunque un dato acquisito. Sono stati presenti dal primo all’ultimo momento, interessati a come andava a finire. E, dopo settimane di testimonianze raccolte anche davanti ad un team di esperti e psicologi, il dato davvero preoccupante è la totale assenza di solidarietà nei confronti della sfortunata quindicenne.

È proprio la vittima ad aver tirato in ballo i due discendenti dei clan. Ed è una testimonianza decisiva, confermata anche da una sua amica che, nella sua dichiarazione, ripete la stessa espressione: “Erano rimasti a guardare”. Altre due testimonianze concordano su questo punto. I due con il cognome pesante a fare da sentinelle mentre il branco consumava la violenza. E tutti ridevano mentre l’aggredivano.

 

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