Migliaia di fedeli, nonostante il freddo pungente e la pioggia battente, hanno risposto all’appello dei parroci di Marano, Calvizzano, Mugnano, Melito e Villaricca. Tutti in marcia, ieri, per chiedere l’immediata bonifica dei territori inquinati a nord di Napoli. “Marciare per non marcire”, questo lo slogan scelto dai religiosi appartenenti al decimo decanato. Sul palco, prima della partenza della manifestazione, che ha mosso i suoi passi dal piazzale antistante allo stadio comunale di Marano e che si poi conclusa a Villaricca, anche il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe.

L’intervento di Sepe.  “Per amore del mio popolo non tacerò – ha esordito l’arcivescovo di Napoli, riprendendo una celebre frase di don Peppe Diana – La Chiesa non può restare impassibile davanti a certi scempi. Chi commette delitti contro il creato si macchia di un peccato grave, poiché pecca nei confronti dell’umanità e di Dio”. Prima di andare via l’arcivescovo si è intrattenuto con alcuni fedeli. Tra loro c’era anche un disabile, che ha chiesto all’alto prelato di far sentire la propria voce anche sulla questione inceneritore.

A Villaricca la chiusura della manifestazione. In prima fila anche don Maurizio Patriciello, intervenuto – assieme a Raffaele Del Giudice – in chiusura di manifestazione. “Non amo le etichette che vengono appiccicate addosso alle persone – ha spiegato il parroco di Caivano – Sostenere che io sia un prete ambientalista o che vi siano preti anti-camorra, equivale infatti a pensare che esistano preti che si muovano nella direzione inversa. Sarebbe una contraddizione. La coscienze si stanno risvegliando – ha aggiunto don Patriciello – Adesso tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Chi sbaglia non può restare impunito”. A sostenere l’iniziativa dei parroci anche alcuni sindaci: Angelo Liccardo, Giuseppe Salatiello, Venanzio Carpentieri, Francesco Gaudieri e Giovanni Porcelli.

Gli attivisti anti-inceneritore. Non ci sono state le temute contestazioni da parte dei comitati civici e ambientalisti della zona, che da anni rimproverano alla Chiesa napoletana e in particolare al cardinale Crescenzio Sepe di aver fatto orecchie da mercante quando il governo Berlusconi, nel 2008, decise di realizzare una discarica a Chiaiano, sfruttando proprio una cava di proprietà della Curia partenopea. Gli attivisti anti-inceneritore hanno fatto circolare tuttavia centinaia di volantini, attraverso i quali chiedono alle autorità religiose di scendere in campo anche su quel fronte.

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