Napoli. Per uno “scherzo” è stata costretta a cambiare identità e la sua esistenza stava per concludersi tragicamente con il suicidio. C’è stato chi ha pensato a una montatura pubblicitaria in vista di chissà quale candidatura a interpretazioni cinematografiche. Ma Tiziana, ventinovenne all’epoca dei fatti, tra aprile e maggio 2015, epoca in cui diventò famosa per un video hard, ha avuto la vita rovinata da quanto scaturì in seguito da quello “scherzo”.

Si era fatta riprendere mentre faceva sesso tradendo il fidanzato in sei diversi video. Poi li aveva spediti a cinque persone che conosceva. Non si sarebbe mai aspettata le conseguenze di questo gesto. Tempo 24 ore i filmati erano diventati virali sul web, le scene hard erano dappertutto e rimbalzavano da uno smartphone all’altro di persone di tutte le età.

Qualche giornale scrisse che quella vicenda sembrava tanto ben orchestrata da apparire studiata a tavolino per fare della ragazza una futura diva a luci rosse. La ragazza si è accorta di quanto micidiale possa diventare un “gioco” tra amici: la gente la riconosceva per strada e le rivolgeva epiteti irriguardosi oppure la scherniva.

L’impossibilità di condurre un’esistenza come quella di prima e l’interruzione di tutti i rapporti sociali la gettò in uno stato di depressione che la condusse a tentare di togliersi la vita. I parenti, che le sono stati vicini, la fermarono in tempo, ma da allora Tiziana non ha desiderato altro che di essere dimenticata da tutti.

Il processo è in corso, ma intanto il tribunale di Napoli Nord ha emesso un provvedimento d’urgenza ex articolo 700 dando ragione a Tiziana che ora non si chiama più col suo cognome ma ne ha uno nuovo per evitare che sia riconosciuta. La diffusione dei video che lei non autorizzò, l’ha costretta a cambiare identità per poter tornare ad avere una vita normale. Il suo avvocato, Roberta Foglia Manzillo, ha citato in giudizio, assieme ai diffusori dei video, Facebook Ireland, Yahoo Italia, Google e Youtube, oltre alle persone responsabili della diffusione in rete.

Il giudice del tribunale di Aversa, Monica Marrazzo, ha riconosciuto la lesione del diritto alla privacy della donna, contestando al social di non aver rimosso il contenuto appena ha saputo che i contenuti pubblicati erano lesivi della sua reputazione.

I difensori del social network californiano specificano che, però, la pagina non conteneva affatto video. La vicenda dei video hard diventò un vero e proprio tormentone, che andava sotto il titolo “Hai fatto un video, bravo”, la frase che la ragazza ripresa rivolgeva a chi la filmava. Su questo erano nate irriverenti canzoni, parodie e anche profili con fotomontaggi e t shirt con scritte che inneggiavano ironicamente alla protagonista. Questa pagina, nata in seguito alla diffusione dei video, è stata ora rimossa dalla piattaforma.

«La mia cliente, che vive in una cittadina di provincia e non ha più potuto lavorare nel locale di cui i genitori sono titolari, ha avuto un danno non indifferente da questa vicenda che non era assolutamente nelle sue intenzioni causare – spiega la civilista Foglia Manzillo – Ci siamo perciò appellati al diritto all’oblio, perché la diffusione del fatto lesivo dei diritti della privacy non rispondeva a un reale interesse pubblico». A Facebook il provvedimento di urgenza firmato dal giudice ha ordinato «l’immediata cessazione e rimozione dalla piattaforma del social network di ogni post o pubblicazione contenente immagini (foto e/o video) o apprezzamenti riferiti specificamente alla persona»

Fonte: Repubblica.it

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