Sant’Antimo. Nel corso di indagini per contrastare il racket delle estorsioni a imprenditori i carabinieri della tenenza di Sant’Antimo, coordinati dal capitano Antonio De Lise della Compagnia di Giugliano, hanno sottoposto a fermo il 30 gennaio Lorenzo Cacace, un 32enne di Sant’Antimo già noto alle forze dell’ordine e ritenuto contiguo al clan camorristico dei “Verde”, ritenuto responsabile di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di un imprenditore 44enne.

Le indagini dei militari avevano cristallizzato la sua responsabilità, anche grazie a individuazione fotografica, per atti intimidatori compiuti insieme a un altro soggetto per riuscire a farsi consegnare sotto minaccia 1.500 euro in 3 rate: il 31.01.2017 ed entro le prossime festività, sia pasquali che natalizie. Effettivamente la prima “rata” da 500 euro è stata pagata in 2 volte: il 23 gennaio in un paesino del casertano attiguo alla provincia di Napoli e il 30 gennaio a Sant’Antimo.

Il suo fermo è stato convalidato e il giudice ha disposto la sua custodia in carcere. Ieri è stato invece raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emesso dal gip di Napoli nord il complice di Cacace. Si tratta di Nicola Ruongo, un 41enne di Sant’Arpino (provincia di Caserta) già noto alle forze dell’ordine e anche egli ritenuto contiguo al clan “Verde”, che, sebbene identificato negli stessi tempi di Cacace, si era reso irreperibile.

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