Cinque anni e due mesi di carcere, la notizia della condanna è di dieci giorni fa. Ma intanto arrivano i verbali ed i racconti della vittima, la donna soccorsa a San Giuseppe Vesuviano dopo che il merito l’aveva presa in ostaggio, torturata e sciolto la plastica sulla vagina per motivi di gelosia.

«L’ultima volta che sono uscita con lui era aprile per fare la spesa. Nel periodo in cui mi ha chiusa in casa l’ho raccontato a mia mamma e lei mi disse di scappare altrimenti lui mi avrebbe uccisa. Alle sette e mezza di sera mi ha chiesto di spogliarmi nuda e di confessare se avevo relazioni, io ho negato. Mi ha insultato, ha iniziato a picchiarmi dicendo che ero una prostituta, mi ha preso a schiaffi, pugni, calci, morsi su piede e spalla, fino a colpirmi in viso con una testata e mi ha rasato i capelli. Poi mi ha colpito con un calcio sotto la gola forse mentre ero seduta».

E ancora: «Mi ha legato stretto polsi e caviglie con una fascetta bianca e ha minacciato di uccidermi, ha preso un cucchiaio di plastica vicino ai fuochi della cucina e ha iniziato a sciogliermela sull’inguine dicendomi che con quelle parti io l’avevo tradito e per questo andavano bruciate. Mi ha versato la plastica sul ventre, obbligandomi a girare a terra, facendomela colare dietro, tra le natiche, continuando a minacciarmi di morte. Io urlavo, piangevo e chiedevo pietà. Poi si è addormentato, e io sono scappata, con i telefoni e i documenti e il Corano».

Fonte: Ilfattovesuviano.it

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