GIUGLIANO. Circa 250 villette di Licola, oggi abitate, costruite negli anni ’80 sopra i rifiuti tossici dell’Italsider. A riverlaro è stato qualche settimana fa l’ex boss pentito Nunzio Perrella. Adesso l’Antimafia partenopea ha aperto una nuova inchiesta su quella che potrebbe essere l’ennesima bomba ecologica dell’area giuglianese, questa volta sotto casa di intere famiglie inconsapevoli. Il luogo indicato è via Madonna del Pantano, nei pressi dell’incorocio con via San Nullo.

I dettagli del racconto di Perrella, ora al vaglio dei pm, sono riportati dall’edizione odierna del Corriere della Sera. Lì si trovava una cava di tufo. Una volta dismessa quest’ultima, all’interno furono sversate abusivamente tonnellate e tonnellate di olii esausti provenienti dall’Italsider di Bagnoli e ceneri dell’Enel. Una buca profonda decina di metri senza alcuna impermeabilizzazione. Di tutta la vicenda si sarebbe occupato il clan Mallardo.

La cava sarebbe stata riempita di spazzatura,  poi a pochi passi è cresciuto il parco con le villette.

L’inchiesta, appena partita, è stata affidata ai pm Antimafia Maria Cristina Ribera, che conduce da anni indagini sulla camorra giuglianese, e Catello Maresca. Allo studio ci sono 3 lunghissime testimonianze dell’ex boss. Perrella è considerato un collaboratore di giustizia affidabile, protagonista nel processo Adelphi. Fu lui a dire per la prima volta ai magistrati: “Dottò, la monnezza è oro”.

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