“Un mitomane, un millantatore”. Così viene definito dagli investigatori Stefano Cangiano, il 31enne di Mugnano ritenuto a capo del gruppo NFO (Nuova Famiglia Organizzata) smantellata ieri dai Carabinieri della Compagnia di Giugliano in Campania. Un mitomane che però aveva messo a segno diversi raid criminali e che poteva contare anche sul possesso di armi da fuoco.

Anche se le sue dichiarazioni non risultano del tutto attendibili e hanno trovato soltanto riscontri parziali, dalle confessioni spontanee rese ai militari dell’Arma, sembra emergere un progetto criminale: fare fuori i melitesi (gli Amato-Pagano) e prendere il controllo del territorio con la sua organizzazione di stampo sovversivo. Per farlo, voleva avvalarsi dei rampolli del clan Mallardo. Elenca i figli di noti ras del clan giuglianese con cui sarebbe stato in contatto per mettere a punto il suo piano.

In particolare, Cangiano cita un episodio: gli spari esplosi contro il pub “80fame” di via San Giovanni a Mugnano. Un atto intimidatorio commesso, a suo dire, per “destabilizzare i melitesi“. A rendere parzialmente credibili le sue dichiarazioni auto-accusatorie, il rinvenimento, nei bagni del palazzo Baronale di Villaircca, di una pistola calibro 6.35, usata anche per altri raid commessi sotto la sigla “NFO”, come gli spari contro la porta di ingresso del comune di Qualiano. L’arma sarebbe stata acquistata al campo rom di Scampia.

Tuttavia, a dispetto delle dichiarazioni, gli inquirenti smentiscono l’esistenza di una vera cellula di stampo anarco-insurrezionalista e di un progetto di stampo sovversivo: “Mancava una struttura associativa – si legge nell’ordinanza della Procura – i contatti tra gli indagati erano sporadici e finalizzati alla realizzazione di singole azioni. L’ideologo/organizzatore Cangiano ingaggiava di volta in volta persone diverse”.

Smentiti anche i collegamenti con Casa Pound, che secondo Cangiano avrebbe commissionato e finanziato le azioni criminali. I progetti di conquista criminale del territorio erano, per gli inquirenti, le farneticazioni di un 31enne che, sotto la spinta di psicofarmaci, agiva da solo e senza alcuna regia.

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