Il sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, risponde a Saviano che ieri sul suo blog aveva parlato della babygang che ha attaccato i vigili domenica scorsa. Il sindaco affida le proprie considerazioni alla propria pagina Facebook

 

“Ha scritto Gomorra. L’ho letto. Carino, interessante. Grande operazione di marketing.
Racconta un po’ di cose note a chi, come me, in anni passati si è dedicato alla cronaca nera e giudiziaria. Altre meno note.
Romanza, s’ispira a sentenze ed ordinanze. Fa un buon lavoro. Lancia un sasso nello stagno. Diviene un fenomeno.
Ma, poi, come tutti i fenomeni s’innamora del proprio personaggio. Scambia Gomorra per il Vangelo secondo Roberto. Pontifica. Bacchetta. Fa sermoni,distribuisce caramelle e scudiscate. Mette alla berlina. Usa i giornali come un tempo l’inquisizione il rogo.
Non ti piace la fiction Gomorra? Sei omertoso! Non vuoi che la girino nella tua città? Nascondi la polvere sotto il tappeto o sei sodale con i camorristi!
Ma a Roberto, il dubbio che semplicemente a qualcuno la fiction Gomorra possa non piacere, è mai venuto?
Nessuno può pensare di limitare il diritto di espressione di un’artista. E ci mancherebbe. Ma l’artista (e qui ci sarebbe da aprire un lungo discorso sul concetto di arte e di artista) de quo mica può pretendere che Gomorra ci debba piacere per forza? Saviano paragona Gomorra alla Piovra, ma sbaglia: lì l’eroe era Cattani, qui è un camorrista.
In “Gomorra la fiction” Saviano ci vede una grande opera di denuncia sociale. Io ho la sensazione che stia diventando una sorta di Scuola “Radio Elettra” per camorristelli: come diventare boss in dieci puntate. Con tanto di consigli pratici su cosa indossare, come esprimersi e come ordinare al ristorante.
Caro Saviano noi non vogliamo che le nostre città divengano il set di loro stesse? E perché mai dovremmo desiderarlo?
Noi “Gomorra” la combattiamo ogni giorno. Ed abbiamo il coraggio di chiamarla per nome: camorra. E i camorristi ce li abbiamo intorno. Magari il camorrista è stato il nostro compagno di scuola. È il papà del compagno di classe dei nostri figli. È quello che incontriamo tutti i giorni al bar senza riconoscerlo. O riconoscendolo benissimo ed affrettandoci ad uscire dal bar mentre quello cerca di offrirci il caffè.
Eppure, noi la camorra la combattiamo ogni giorno, tutti i giorni. Con ogni singolo atto che facciamo. Rischiando. Anche di sbagliare ogni volta che facciamo quel singolo atto.
Noi quei ragazzini sbandati, che guardano Gomorra come un tempo la mia generazione i film della Fenech, ci poniamo il problema di come recuperarli, intercettarli, salvarli. E, in uno, di come salvare il resto della città dalla loro furia distruttrice.
Pensala come ti pare. Noi faremo altrettanto. Liberi tutti di avere una propria opinione. E la mia è che “Gomorra la fiction” sia una cagata pazzesca. A voler citare il celebre Fantozzi.”

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