CAMORRA: SCARCERATO BOSS A NAPOLI, ALFANO MANDA ISPETTORI Un momento dell'uscita dal comando provinciale dei carabinieri di Napoli l'8 marzo 2010 di Ettore Bosti, una delle tre persone arrestate con l'accusa di essere mandanti ed esecutori dell'omicidio di Ciro Fontanarosa, avvenuto il 25 aprile del 2009 a Napoli. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha disposto una verifica ispettiva per accertare se la vicenda relativa alla scarcerazione di Ettore Bosti sia stata determinata da eventuali negligenze. ANSA / CIRO FUSCO /gid

Giugliano. Era già detenuto Antonio Aieta, il cognato dei tre boss più potenti della Campania, Ciccio Mallardo, Edoardo Contini e Patrizio Bosti. Aieta è in carcere, ma per lui insieme ad altre trenta persone giovedì è giunta una nuova ordinanza di custodia cautelare. Tra gli arresti c’è anche il figlio di Patrizio Bosti, Ettore detto ‘o russ’ e Peppe Amendola uno dei reggenti.

I tre capi cosca hanno sposato le tre sorelle Aieta e messo su negli anni ’90 la cosiddetta alleanza di Secondigliano, dentro la quale c’è, appunto, il cognato e il nipote, entrambi raggiunti dal provvedimento cautelare. I tre capi hanno numerosi affari e sono considerati da tutti come una sola grande famiglia che decide dei destini delle zone di competenza. Ed infatti Ciccio ha spesso preso decisioni su Napoli come concedere la reggenza a Peppe Amendola che, spesso, per camuffarsi, usava travestirsi da prete o indossare barbe finte.

I Contini invece pare siano gli attuali gestori degli affari su Giugliano. Ma nella logica criminale non c’è nessuna invasione di campo dato che le tre famiglie sono tutt’uno. Il gruppo ha spesso e volentieri gestito grosse partite di droga e piazze di spaccio dentro le quali c’erano anche i Mallardo che però hanno sempre espressamente vietato l’ingresso degli stupefacenti nella città da loro dominata.

Dai documenti emergono tanti particolari. Alcuni pentiti si stupivano di come i Contini, nonostante non trattassero bene i detenuti al contrario dei Mallardo, non avessero pentiti nel clan. Spesso a raccontare di quegli affari ci hanno pensato altri collaboratori di giustizia grazie ai quali oggi si è arrivati alla decapitazione di parte del gruppo egemone nel centro storico di Napoli.

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