Otto fabbricati con 1.444 unità immobiliari per un valore stimato in 75 milioni di euro sono stati sequestrati dai Carabinieri a Orta di Atella (Caserta). ANSA / UFFICIO STAMPA/ CARABINIERI CASERTA

Nega ogni rapporto con la camorra l’ex primo cittadino di Orta di Atella Angelo Brancaccio, che dal carcere di Secondigliano, dove è detenuto con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Maria Luisa Miranda.

La difesa dell’ex sindaco sta preparando il ricorso al tribunale del riesame, anche se viene tirato in ballo da vari pentiti. Su tutti Orlando Lucariello che parla apertamente di gestione della campagna elettorale: “In merito alla candidatura ed elezione a sindaco di Brancaccio nonché di precedenti sindaci, voglio precisare che tutta la campagna elettorale veniva gestita direttamente dal clan. Tale attività veniva svolta direttamente sul territorio da persone affiliate“.

Tra le persone che si occupavano della campagna elettorale il pentito fa i  nomi di Michele Aletta, Raffaele Letizia, Salvatore Mundo, Mario Indaco, Antonio Cristofaro, Corrado Russo. Inoltre a molti commercianti che pagavano il clan veniva indicato chi votare. I singoli cittadini seguivano le indicazioni perché ricevano benefici dal clan e rassicurazioni in merito al fatto che una volta eletto Brancaccio li avrebbe aiutati in caso di necessità.

Secondo Lucariello anche Salvatore Del Prete è stato sostenuto dal clan: “È stato sostenuto da noi in quanto “pupillo” di Brancaccio, e quindi eletto grazie al nostro intervento dopo il duplice mandato di Brancaccio, altro non è quindi che un prestanome“. Inoltre, per evitare opposizioni e malumori all’interno della maggioranza il clan aveva dato disposizioni agli imprenditori che volevano costruire di pagare sia l’organizzazione che gli amministratori pubblici.

Altro pentito che tira in ballo Brancaccio è Gaetano Vassallo, che riferisce di pressioni da parte dell’ex sindaco per incontrare il figlio di Cicciotto e mezzanotte (Francesco Bidognetti). Secondo il collaboratore di giustizia, Brancaccio si lamentava della presenza di giovani malavitosi nella sede comunale e aveva paura che le forze dell’ordine potessero insospettirsi. Vassallo poi aggiunge: “So che Angelo Brancaccio era vicino al clan dei Casalesi, cioè favoriva il clan nelle speculazioni edilizie e nelle assegnazioni degli appalti per il rilascio delle concessioni edilizie“.

Infine Luigi D’Ambrosio, pentito del gruppo Schiavone, in un sopralluogo effettuato con gli inquirenti ad Orta di Atella ha indicato un bar di Casapuzzano come teatro dell’incontro tra l’ex primo cittadino e Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan.

 

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